Cinema scientifico. Alla ricerca del mercato perduto

Esiste ancora il documentario scientifico in Italia? Domanda non retorica, e che riguarda in realtà non solo il documentario scientifico ma anche quello d’arte. In generale, il documentario italiano non viaggia in acque tranquille. Il grande problema è che non esiste più un mercato, soprattutto per quanto riguarda filmati scientifici. Nonostante il regista Carlo Lizzani non si stanchi di ripetere che “anche il documentario scientifico è cinema”.

Ma è poi davvero così? In realtà di documentari se ne producono ancora ma è difficile che vengano distribuiti. Questo è un fenomeno che riguarda principalmente il nostro paese. In Germania, Francia, Inghilterra, per non parlare degli Stati Uniti, ci sono istituti che si occupano esclusivamente di documentari scientifici, anche se, naturalmente, negli ultimi anni hanno cominciato ad interessarsi anche alle nuove tecnologie multimediali. Con qualche eccezione, come nel caso dello storico Institut für den Wissenschaftlichen Film di Gottinga, che il governo tedesco ha pensato bene di chiudere in base alla legge finanziaria del 1997, provocando reazioni da parte di tutti gli scienziati e dei cineasti che si occupano di documentari, e non solo (chi volesse aggiungersi alla protesta lo può fare inviando un messaggio a: Michael Gross, iwf-goe@iwf-gwdg.de; http://www.iwf.gwdg.de/). In questi paesi sono disponibili cataloghi con commento e valutazione dei documentari scientifici, e una catena di distribuzione che permette di vedere quello che si produce nel mondo.

L’Italia è praticamentente esclusa da questo circuito. Nonostante tale situazione di disagio, che dura da tempo, anche nel nostro paese stanno prendendo piede iniziative che intendono non solo far sopravvivere ma rilanciare questa forma di cinema, perché di cinema si tratta. Non dimentichiamo che il cinema, prima che la fiction prendesse il sopravvento, era cinema scientifico.

Tra i festival del cinema scientifico svoltisi recentemente in Italia risalta “Archeofilmfest”, rassegna internazionale del cinema documentario a carattere archeologico. Una manifestazione abbinata quest’anno al mega convegno su Preistoria e Protostoria svoltosi dall’8 al 14 settembre a Forlì. Facevano parte della giuria il regista Carlo Lizzani, ex direttore della mostra del cinema di Venezia, Tahar Ben Redjeb, direttore del festival archeologico di Amiens, Kurt Denzer, direttore del festival di Kiel, Dario di Blasi, del festival di Rovereto (che si svolge in ottobre) e Alessandro Griffini dell’Enea.

Il primo premio è stato assegnato a “Kebra Negast. Gloria dei re”, documentario italiano, tra archeologia e antropologia, di Lucio e Anna Rosa, che tratta della sopravvivenza della religione cristiano-ortodossa in Etiopia e mostra la grande capacità degli architetti-artigiani etiopici dei secoli passati nel realizzare le chiese per i culto scavandole interamente nella roccia. Il premio del pubblico è stato invece assegnato ad un documentario greco dedicato all’opera dello scultore greco Lisippo.

Tra il 19 e il 26 ottobre si svolgerà a Pitigliano il “Maremma festival”, organizzato dall’Aics, associazione di cinematografia italiana (tra gli amici di Galileo), in cui verranno proiettati i documentari vincitori di tutti i più importanti festival del mondo. Chi volesse saperne di più può mandare messaggi a Eduardo Ventimiglia, mmmdoc@pop.let.uniroma1.it.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here