Little Foot. Di notte sugli alberi, di giorno per terra

Il paleoantropologo Phillip V. Tobias rievoca la scoperta del fossiledi ominide che visse in Sudafrica 3,5 milioni di anni fa. E spiega comeil suo ritrovamento risolva una annosa disputa tra i ricercatori.

“Little Foot è la prima grande scoperta del nuovo Sudafricae mette un punto fermo a un’antica controversia tra paleoantropologi”,dice Phillip V. Tobias, paleoantropologo di fama mondiale e direttore deldipartimento di Paleoantropologia dell’Università di Witwatersrand,a Johannesburg. “La sua esistenza dimostra infatti che i nostri antenatinon sono scesi dagli alberi per diventare creature bipedi all’improvviso,e in modo radicale. Circa tre milioni e mezzo di anni fa, al limitare delleforeste, visse un ominide un po’ arboricolo e un po’ terrestre, che dormivatra i rami e passeggiava di giorno. La particolare conformazione osseadel piccolo piede che io e il mio assistente Ronald Clarke abbiamo ritrovatoa Sterkfontain, in Sudafrica nel 1994, lo dimostra chiaramente”.

Tobias ricorda, ancora emozionato, quei giorni che “avevano del miracoloso”.

“Clarke scavava ad una profondità corrispondente a 3.5 milionidi anni, cercando ossa fossili di babbuini. Quando portò alla luceun astragalo (l’ osso che si articola con la tibia e il perone in altoe con il calcagno in basso) inequivocabilmente umano, lasciò gliscavi e andò a casa per bere qualcosa di forte. I giorni seguentifurono un susseguirsi di colpi di scena: le ossa rinvenute, che presentavanole articolazioni ancora perfettamente conservate, erano quelle di un piedeun po’ umano e un po’ scimmiesco. La regione distale, corrispondente all’alluce,era identica a quella di uno scimpanzé, mentre la parte centraleera già moderna, del tutto simile alla mia o alla sua”.

Ma perché questo fatto è così importante?

“Prima della scoperta di Little Foot, la vera storia del passaggiodalla vita arboricola a quella terrestre era aperta a due interpretazionicontrastanti. I fautori del cambiamento radicale credevano per esempioche le impronte trovate venti anni fa da Mary Leaky a Laetholy, in Tanzania,datate a 3.6 milioni di anni e quindi contemporanee al nostro piccolo piede,fossero quelle di uomini anatomicamente moderni. Ma c’era un problema:presentavano una conformazione ancora simile a quella di piedi prensili,con l’alluce separato dalle altre dita, caratteristica delle scimmie attualiche vivono sugli alberi. La difficoltà veniva superata sostenendoche ciò non dipendesse dalla conformazione anatomica del piede,ma che la distanza dell’alluce fosse solo una conseguenza del fatto dinon portare le scarpe. Non è uno scherzo! In sostanza, senza loscheletro del piede che si adattasse alle impronte, con il suo mosaicodi ossa moderne e scimmiesche, non si avevano prove sufficienti per poterrisolvere la questione. Credo che Little Foot risolva definitivamente laquerelle in favore della teoria del passaggio graduale”.

Questo gradualismo può essere esteso anche ad altre caratteristicheanatomiche, al modo di procedere dell’evoluzione nel suo complesso?

“Io credo che l’andamento evolutivo non assomigli all’avanzata diun esercito compatto, ma piuttosto ad una passeggiata in campagna di unacomitiva di amici. Alcuni camminano più velocemente, altri piùlentamente, altri ancora si fermano a guardare dei fiori, altri si siedonoa riposare. Allo stesso modo, alcune parti del corpo evolvono piùvelocemente di altre. Little Foot ne è la testimonianza: presentaalcune parti che riconosciamo come cruciali per l’andamento bipede umanoinsieme ad altre non ancora umanizzate. E’ uno straordinario esempio dievoluzione a mosaico”.

Ma allora la teoria degli equilibri punteggiati di Eldredge e Gould, secondola quale l’evoluzione procede per salti intervallati da periodi di stasi,verrebbe messa in discussione?

“Io non credo che si possa prendere posizione a favore di un evoluzionesolo graduale o solo per salti. L’americano Phillip Gingerich, per citareun esempio, ha dimostrato che esiste un cambiamento graduale anche nellefasi che separano i mutamenti improvvisi. Non si tratta, dunque, di semplicestasi evolutiva. Tra le due grandi scuole di pensiero, quella gradualistae quella saltazionista, io scelgo una via di mezzo: a volte nell’evoluzioneumana ci sono indicazioni di un cambiamento graduale, come nell’aumentodelle dimensioni del cervello; altre volte si hanno accelerazioni repentine,o repentine estinzioni. Anzi possiamo affermare che le estinzioni sonola regola e l’evoluzione rappresenta l’eccezione”.

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