L’evoluzione? E’ tutta opera di Dio

Prima Galileo, ora Darwin. Papa Giovanni Paolo II, per altri versi molto conservatore, è riuscito a sconvolgere la comunità scientifica per ben due volte nel giro di pochi anni. Non è trascorso molto tempo da quando il pontefice ha ufficialmente portato le scuse della Chiesa cattolica nei riguardi dell’astronomo italiano che nel Seicento aveva dimostrato la validità della visione copernicana del sistema solare, visione che estrometteva definitivamente la specie umana dal centro dell’Universo. Adesso, ci risiamo. In questo caso, è l’altra fondamentale rivoluzione scientifica che riguarda la nostra collocazione nel cosmo ad ottenere finalmente il riconoscimento ufficiale da parte dell’”intelligentia” cattolica. Charles Darwin, che più di un secolo fa ha diffuso la teoria dell’evoluzione per selezione naturale, dopo tutto aveva ragione. Discendiamo dalle scimmie, o magari da un brodo primordiale, ma non siamo il risultato di un intervento divino diretto.

Prima che qualcuno cominci a disperarsi (o a esultare) di fronte a slogan del tipo “Dio è morto”, fermiamoci un pò a riflettere su quanto il Papa ha effettivamente detto. Dal punto di vista scientifico, il pontefice ha semplicemente portato la Chiesa in linea con una teoria dalle solide fondamenta, che è punto di riferiomento per un ampio settore della moderna biologia, non certo con delle ricerche di frontiera o in via di elaborazione.

Dal punto di vista dei credenti, tuttavia, non c’è ragione di sentirsi minacciati. Il documento del Papa continua ad affermare che solo Dio può aver fatto scoccare la scintilla dell’intelligenza (?!) umana, rendendoci in questo modo totalmente differenti, dal punto di vista qualitativo, anche dalle specie a noi più prossime. Non solo, ma la stessa evoluzione è un processo naturale che ha avuto inizio dal Creatore, allo stesso modo in cui Egli (o Ella?) ha dato origine all’intero Universo attraverso il Big Bang, di cui Stephen Hawkings e i suoi colleghi continuano a parlare.E, ovviamente, non potrebbe essere altrimenti. Ammettere che l’evoluzione umana possa essere interamente spiegata dalla teoria darwiniana equivarrebbe a sbarazzarsi del Vecchio e del Nuovo Testamento in un colpo solo. La storia del peccato originale non avrebbe più senso, e dunque anche la missione salvifica intrapresa, secondo quanto si asserisce, da Gesù Cristo un paio di migliaia di anni fa. Anche per un Papa molto liberale, sarebbe troppo far succedere tutto questo durante il suo mandato.

E allora, per quale motivo gli scienziati e le persone intelligenti dovrebbero rallegrarsi della riabilitazione di Darwin (per inciso, visto che Darwin non era cattolico, probabilmente non ne sarebbe stato poi così profondamente sconvolto)? Perché si tratta di un segnale che le prove a favore dell’evoluzione e della selezione naturale sono diventate così forti, e che la comunità scientifica ha saputo conservare un fronte tanto unito, che anche un Papa conservatore si è dovuto arrendere. E questo non è un risultato di poco conto. D’altro canto, il rumore che i media hanno fatto nei paesi cattolici come l’Italia, intorno alla faccenda, non ha certamente avuto riscontro in altri paesi dove Giovanni Paolo II ha molto meno seguito, come gli Stati Uniti. Qui i giornali, la radio e la televisione hanno riportato la notizia, ma con scarso rilievo. Questo perché la scena americana è dominata da una versione molto più allarmante di intolleranza religiosa, rappresentata dal “movimento per i Diritti cristiani” (“Christian Right Movement”), che riflette il credo di stampo fondamentalista nell’interpretazione letterale della Bibbia. Non dimentichiamo che il Tennessee (da dove sto scrivendo) è stato teatro, negli anni ‘20, del primo tentativo di mettere fuori legge l’insegnamento dell’evoluzione nelle scuole pubbliche. E, visto che la storia non insegna nulla, l’amministrazione di questo Stato ci ha provato di nuovo nel 1996.

Per un fondamentalista, qualsiasi deviazione da ciò che è scritto nella Bibbia (nella versione di Giacomo II Stuart, non in quelle originali o nell’antico testo ebraico) è un anatema, e deve essere combattuta con un’energia pari a quella che i cattolici hanno messo nelle Crociate. Non ci può essere redenzione per il diabolico Darwin né per i suoi seguaci, qualsiasi cosa il Papa dica da Roma. Quella che la ragione sta conducendo è una lunga e faticosa battaglia, piena di temporanee ritirate. Per lo meno, il Papa ha reso il nostro compito un po’ più facile, e la posizione dei fondamentalisti un po’ più ridicola. Sono sicuro che Darwin ne sarebbe stato soddisfatto.

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