Le Venezie possibili ricordando il 1966

Sono passati ormai trent’anni dal 4 novembre del 1966, quando una mareggiata di eccezionale violenza si abbattè sul centro storico di Venezia. In quegli stessi giorni l’Arno straripava mietendo vittime in Toscana. “A Venezia la popolazione non corse rischi reali”, ricorda Antonio Rusconi, direttore del’ufficio idrografico e del servizio nazionale per la difesa del suolo, “ma i danni ai monumenti e agli edifici furono gravissimi.” L’alluvione aveva dimostrato quanto fossero inadeguate le strutture difensive della città. Mancava un sistema di previsione delle mareggiate e di allarme per la popolazione. Le dighe sul litorale, che il mare aveva abbattuto, risalivano all’epoca della Serenissima, e la rete elettrica e quella telefonica erano esposte ai danni dell’acqua alta. Da allora molto è stato fatto per proteggere Venezia dal rischio delle mareggiate, recuperare e salvaguardare i suoi monumenti, il tessuto urbano e l’ambiente della laguna. Ma molto ancora rimane da fare. In occasione del trentennale dell’alluvione il Comune ha organizzato una mostra, inaugurata il 19 dicembre nei locali del Museo Correr, per ricordare i progetti, le polemiche, i dibattiti emersi all’epoca, e per analizzare i problemi della città e le loro possibili soluzioni. “Il gioco della memoria” è il titolo di una delle sezioni della mostra, che offre al visitatore un archivio multimediale con foto, articoli, testimonianze e sequenze di un filmato sulla Venezia del periodo 1945-1966. Chiunque abbia materiale o ricordi sulla città in quegli anni può collaborare ad accrescere il database portando il suo contributo al “Laboratorio della memoria”, oppure compilando e inviando per posta elettronica un modulo che si trova al sito di Internet dedicato all’iniziativa. Nella sezione “Le Venezie possibili” molto spazio è riservato al futuro della città attraverso la descrizione di oltre sessanta progetti di salvaguardia e recupero ancora in fase di realizzazione. Ogni progetto è illustrato attraverso immagini, simulazioni al computer e un testo registrato. “La città oggi è al riparo da alluvioni come quella del ‘66”, spiega il sindaco Massimo Cacciari, “sono stati ricostruiti i ‘murazzi’, barriere di blocchi di marmo larghe quattordici metri e alte quattro, realizzate circa due secoli e mezzo fa lungo i litorali. Il sistema di previsione e allarme permette, in caso di acqua alta, di mettere in salvo le merci dei negozi e dei magazzini. Inoltre la fornitura di acqua, corrente elettrica, metano e i collegamenti telefonici oggi sono garantiti anche in caso di allagamento. A questo punto penso che debba essere riconsiderata l’opportunità di realizzare il costoso progetto Mosè, il sistema di paratie mobili sommerse che dovrebbero chiudere le bocche di porto in caso di ondate di marea superiori al metro di altezza”. Ma sono altri, secondo Cacciari, i progetti veramente indispensabili per la città. A partire dagli anni ‘50, l’area di Venezia ha subìto un’industrializzazione intensiva. Gli scarichi degli stabilimenti siderurgici e chimici hanno avvelenato le acque, e la morfologia della laguna è stata modificata dallo scavo di canali profondi per consentire l’accesso alle petroliere. Per ripristinare l’equilibrio ambientale verranno installati dei depuratori, le discariche saranno isolate e i sedimenti dei fondali decontaminati. Nel centro storico sono già stati avviati gli scavi per liberare il letto dei canali dal fango, quindi si procederà a restaurare le rive e le fondamenta degli edifici corrose dalla salsedine e dal moto delle onde.

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