Caro 2000, quanto ci costi?

    L’arrivo del nuovo secolo ci costerà caro. Almeno dal punto di vista informatico. Un problema apparentemente banale, come la datazione al cambio del millennio, rischia di mandare in crash molti, anche se non tutti, i sistemi informatici di tutto il mondo.

    Per una consetudine che nasce dagli alti costi delle memorie negli anni ‘60, infatti, i computer sono stati programmati in modo tale che la datazione dell’anno sia riconoscibile dalle ultime due cifre. Questo significa che nel 2000 l’anno sarà indicato da “00”. Ma questo potrebbe rendere inaffidabili tutte le elaborazioni basate sulle date.
    Uno “00” infatti, può indicare una data di nascita del 1900. O, peggio, rendere anomale tutte le operazioni che hanno il tempo come variabile. Le conseguenze per le banche, le assicurazioni, gli enti, le università, i ministeri, e così via, saranno enormi.

    Anche se il problema è serio e non rinviabile, non tutti dovranno avere paura del Duemila. A prendersi una piccola rivincita saranno infatti gli utenti Apple. Il sistema del calendario per il mondo dei prodotti Mac è, fin dalla nascita del Macintosh nell’84, realizzata a quattro cifre. E potranno stare tranquilli anche tutti coloro che possiedono un Pc casalingo, anche per il proprio ufficio, se acquistato negli anni 90. Per loro basterà un semplice upgrade. Inoltre molti software di sistema come Windows 95 sono già “year-2000 compliant”, perché prevedono già la datazione a quattro cifre. A preoccuparsi dovranno essere invece i grossi sistemi, come enti, banche, aziende, che dovranno correre ai ripari entro meno di tre anni.

    Tra i comparti più a rischio, da questo punto di vista, vi è quello della Pubblica Amministrazione. E’ per questo motivo che l’AIPA, l’Autorità per l’Informatica nella Pubblica Amministrazione, sta promuovendo una campagna di sensibilizzazione e coordinazione presso tutte le amministrazioni pubbliche, per pianificare il passaggio al Duemila in modo da ridurre i costi delle operazioni di adeguamento. Il prezzo da pagare per l’entrata nel XXI secolo, infatti, sarà davvero alto: basandosi sulle stime più accurate, infatti, si può ipotizzare che la Pubblica Amministrazione centrale italiana, con un patrimonio software stimato tra i 200 e 300 milioni di linee di codice, dovrà affrontare una spesa di manutenzione di circa 100 miliardi di lire.

    Sebbene l’operazione di per sé sia banale, e le grandi aziende di software (Microsoft, Ibm ecc.) stiano già da tempo intervenendo sul proprio software di base, sia per i grandi mainfraime che per le macchine low-end, il problema risulta ugualmente molto complesso. La maggior parte delle applicazioni che funzionano nelle grosse aziende, scritte tra la fine degli anni ‘60 e la fine degli anni ‘70, hanno subìto nel corso degli anni numerose modifiche, per cui risulta molto difficile intervenire sui cosiddetti “codici sorgente”.

    In altre parole, è come voler apportare dei cambiamenti alle fondamenta di un edificio che nel tempo si è trasformato e di cui non si hanno più le piante originarie. Il problema, infatti, è tanto più grosso quante più modifiche i diversi programmatori hanno apportato sui codici. E tanto più grosso sarà il problema, quanto maggiore sarà il parco di applicazioni sulle quali si dovrà intervenire. I problemi più grandi si avranno proprio con i mainframe e con le applicazioni scritti in linguaggio Cobol. Saranno infatti premiate le soluzioni software che agiranno nel modo più automatico possibile, ma non saranno pochi gli interventi “manuali” da compiere.

    E tuttavia, questo “banale” problema tecnico potrebbe anche divenire l’occasione per cambiare in toto il sistema informativo: operazione di per sé traumatica e delicata, ma che potrebbe trasformarsi in un’occasione per creare occupazione, poiché richiederà le prestazioni di programmatori e di tecnici specializzati.

    Per avere una prima stima degli aspetti economici dell’intera questione, basta pensare che il costo previsto a livello mondiale, secondo le analisi della società di consulenze americana Gartner Group, si aggira tra i 300 e i 600 miliardi di dollari. Scendendo più nel dettaglio, il costo di adeguamento dei software si aggira intorno ai 40 centesimi di dollaro per linee di codice scritte. L’aspetto più impegnativo è costituito dalla difficoltà di determinare il patrimonio software esistente. Secondo stime governative statunitensi il costo del passaggio del millennio, se non pianificato entro il ‘96, potrebbe elevarsi fino a raggiungere un 50% aggiuntivo. Per quanto concerne l’impatto sui sistemi informativi delle agenzie statunitensi, il Governo americano dovrebbe spendere circa 25 miliardi di dollari per adeguare le proprie applicazioni al cambiamento del millennio; basti pensare che l’adeguamento per la sola Social Security comporterà la manutenzione di circa 30 milioni di linee di codice.Per orientarsi nella giungla delle cifre, un’ausilio in rete è year2000, il sito interamente dedicato al cambio di millennio, con indicazioni sui servizi e strumenti di supporto che offre il mercato. Vi è anche un altro sito interessante e ricco di informazioni sullo stato dell’arte dei fornitori software rispetto a questo problema.

    Purtroppo i problemi, almeno per il vecchio continente, non finiscono qui. A complicare il panorama sarà infatti un’altra “innovazione”, questa volta di natura economica: l’introduzione, a partire dal gennaio 1999, della moneta unica europea. Molte applicazioni operanti nel nostro paese, infatti, non contemplano il trattamento di valori monetari decimali, previsti invece dall’entrata in vigore dell’Euro. Di conseguenza, sarà necessario modificare i campi riguardanti i valori monetari. I costi dell’operazione? Cifre da capogiro, stando ai dati elaborati dall’Istinform (Istituto per la consulenza informatica delle banche), che ha istituito un centro apposito denominato “Euro e 2000”. Per le 300 banche italiane di media dimensione si calcola una spesa di 17 miliardi e un notevole dispendio di ore di lavoro e di preparazione del personale. Mentre per ognuna delle 10 grandi banche italiane la spesa potrebbe superare i 75 miliardi.

    Il 2000 è dunque solo uno degli appuntamenti che attendono al varco il mondo dell’informatica. La numerazione finita, la memoria utilizzata nei computer per le cifre, e tante altre questioni di programmazione fanno sì che per tutto il prossimo secolo gli operatori del settore dovranno fare i conti con una vera e propria sfida. Condotta a suon di software.

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