Categorie: Società

L’intelligenza non fa la ricchezza

Non serve essere geni per diventare ricchi. Anzi, le persone con un quoziente intellettivo mediocre sono mediamente più danarose di chi ottiene il massimo punteggio nei test. Essere brillanti non basta nemmeno a evitare difficoltà economiche. È quanto afferma Jay Zagorsky, ricercatore dell’Università dell’Ohio, autore di uno studio apparso sulla rivista Intelligence. Altri studi in passato hanno riscontrato che, statisticamente, le persone più intelligenti hanno redditi  maggiori. Per la prima volta, Zagorsky ha preso in considerazione non solo il reddito, ma anche la la reale disponibilità di denaro e i problemi incontrati nella vita reale.

Lo studio si è basato su un’indagine nazionale su oltre settemila statunitensi organizzata dall’Università dell’Ohio. I partecipanti hanno risposto a questionari sul proprio reddito e sulla ricchezza complessiva, oltre che su indicatori di difficoltà economica, come per esempio se in tempi recentemente avessero oltrepassato il massimale della carta di credito, se negli ultimi cinque anni fosse accaduto loro di non pagare le bollette e se avessero mai dichiarato bancarotta. I risultati hanno confermato la teoria secondo cui chi è dotato di un quoziente intellettivo più elevato guadagna di più, ma la sorpresa è stata scoprire che chi ha un Q.I. nella media o sotto la media è nel complesso più ricco. Non c’è contraddizione: i secondi potrebbero semplicemente risparmiare meno.

Risultati più controversi sono stati ottenuti sulle difficoltà economiche. Il 7,7 per cento di chi ha un quoziente intellettivo pari a 75 e il 12,1 per cento tra coloro che  hanno quoziente 90 avevano oltrepassato il limite della carta di credito. La percentuale scende al 5,4 per cento tra chi ha un quoziente di 115, per poi salire di nuovo in chi ha quoziente superiore. Lo stesso andamento irregolare emerge per il mancato pagamento delle bollette e la bancarotta. “L’intelligenza non spiega da sola la ricchezza”, conclude Zagorsky. (m.g.)

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