Un alleato geologico per Alessandro Magno

Che fosse Magno, nessuno lo mette in dubbio. Sembra però che la grandezza di Alessandro il Macedone sia stata anche aiutata dalla natura. Lo afferma un nuovo studio, pubblicato sui Proceedings of the National Academy of Sciences e condotto da un gruppo di ricercatori dello European Centre for Research and Teaching on the Geosciences and the Environment (Cerege) di Aix-en-Provence in Francia.

La storia è nota. Alessandro Magno riuscì a conquistare l’isola di Tiro nel 332 a.C. grazie a un abile stratagemma. Costruì un ponte così da annullare il vantaggio offerto a Tiro dalla presenza del mare. Ora gli studiosi affermano che in realtà il condottiero sfruttò un ponte di sabbia naturale a solo un metro o due sotto il livello del mare. Secondo quanto narrato dagli storici finora, gli ingegneri di Alessandro avrebbero costruito una sorta di molo che collegava la terraferma a Tiro sfruttando materiale prelevato sulla costa. Una volta raggiunta l’isola, fu facile per il suo esercito metterla a ferro e fuoco.

Ma gli studi geologici condotti adesso dai ricercatori francesi sembrerebbero smentire questa versione dei fatti. Infatti, dall’analisi dei sedimenti e dei fossili prelevati nell’odierna Tiro, sembrerebbe che all’epoca di Alessandro Magno vi fosse una barriera sabbiosa naturale alta non più di due metri sotto il livello del mare. Che gli uomini di Alessandro seppero sfruttare al meglio. Sebbene l’idea fosse già stata proposta in passato, si tratterebbe stavolta del primo studio che si basa su dati direttamente prelevati da sondaggi geologici sul territorio. Spetta ora agli storici, eventualmente, ricredersi. (m.cap.)

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