Livorno: il giallo dell’Eurocargo, la nave dei veleni

Un cargo sulla rotta Catania-Genova che trasporta rifiuti pericolosi perde quasi tutto il suo carico in mare e nessuno, lì per lì, se ne accorge. Assurdo, ma può succedere. Dopo tutto, la notte tra il 16 e il 17 dicembre scorso il mare era molto agitato, e l’equipaggio dell’Eurocargo Venezia forse non è uscito a verificare cosa stesse succedendo ai 224 bidoni – contenenti catalizzatori cobalto/molibdeno (Co/Mo) – assicurati sul ponte della nave. La scoperta viene alla luce alle 7,30 del mattino, non appena il cargo arriva a destinazione: mancano 198 contenitori, sprofondati da qualche parte tra Gorgona e le secche di Santa Lucia.

Si tratta di barili sigillati al cui interno sono stoccati dei sacchi neri contenenti i resti di Co/Mo esausto. Il carico proviene dagli impianti petrolchimici dello stabilimento siciliano di Priolo (vedi Galileo, “Quanto serve per bonificare Gela e Priolo“) ed era diretto al porto di Genova per essere smistato altrove. In particolare, si tratta di sostanze solide che reagiscono a contatto con l’aria, surriscaldandosi e liberando gas nocivi. Un bel pericolo nel caso in cui gli involucri stagni dovessero rompersi e rilasciare il contenuto, che verrebbe subito a galla.

Eppure le autorità temporeggiano nel diramare un avviso ai naviganti, e la notizia rimane insabbiata fino a quando, il 27 dicembre, il quotidiano Il Tirreno non dà eco alla segnalazione della capitaneria di porto di Vada: 198 contenitori di rifiuti tossici si sono persi da qualche parte sul fondale tirrenico. I comuni del litorale toscano si attivano il giorno successivo, non senza recriminare a Regione e Provincia il fatto di essere a conoscenza dell’accaduto ben prima della segnalazione da parte dei giornali.

Al di là del conflitto istituzionale, molte ombre circondano ancora l’accaduto. Da quanto riporta Il Fatto Quotidiano, l’incidente sarebbe avvenuto poco dopo le 4,00 della mattina, ora in cui il rapporto di bordo del capitano dell’Eurocargo segnala un “tutto regolare”. Quindi si può provare a stimare la posizione del cargo al momento dell’ultima segnalazione. Considerata una velocità di crociera media di 18 nodi orari, a quell’ora la nave si sarebbe dovuta trovare a circa 132 km da Genova. Ovvero, seguendo la rotta dell’Eurocargo, nei pressi della Gorgona. Proprio in quelle zone dove il fondale sabbioso varia dai 120 ai 600 metri di profondità. Quanto basta per far sì che la magistratura apra un’inchiesta, iscrivendo il comandante del cargo nel registro degli indagati. Nel frattempo, all’armatore – la compagnia Grimaldi – è stato imposto di recuperare il carico. Ovunque esso si trovi.

In attesa di scoprire il luogo esatto in cui i bidoni sono affondati, le capitanerie di porto hanno diffuso un avviso in cui invitano pescatori e bagnanti a segnalare qualsiasi sacco sospetto venuto a galla o spiaggiato sul litorale. Il timore è che le reti dei pescherecci possano ripescare o addirittura liberare il contenuto pericoloso dei sacchi, sigillati con un semplice nodo fatto a mano. Eppure, come fa notare Panorama, le linee guida sono state diramate solo il 2 gennaio 2012, a più di due settimane dall’incidente. E pensare che quel braccio di mare rientra nell’area protetta del Santuario dei Cetacei (vedi Galileo, “Il santuario di carta“).

1 commento

  1. Per favore, “nodi orari” è un erroraccio che non si può leggere. Il nodo è già un’unità di misura della velocità: equivale, infatti, a un miglio nautico/ora.

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