Riproduzione, la terza via dei coralli

Due biologi marini dell’Australian Institute of Marine Science (AIMS) stanno scrivendo un nuovo capitolo sulla riproduzione dei coralli che metterà in crisi le convinzioni di molti esperti. La loro scoperta, pubblicata su Science, è stata presentata alla stampa con l’accattivante titolo che avrebbe lusingato il grande fumettista Charles Monroe Schulz (e il suo Snoopy): “La vita segreta dei coralli nelle notti buie e tempestose”.

Sì, perché quando le tenebre avvolgono la Grande Barriera Corallina, una catena di minuscoli organismi che si estende per 2.600 chilometri al largo delle coste australiane (visibile anche dallo Spazio) e le acque si agitano per effetto dei venti, i coralli adottano una insospettata strategia riproduttiva: l’embrione – formato per via sessuata – si “sbriciola” in vari frammenti che, continuando a dividersi, riproducono cloni perfetti delle cellule di partenza, solamente un poco più piccoli. 

Andrew Heyward
e Andrew Negri, che hanno ricreato in laboratorio le condizioni di quelle “dark and stormy nights” vissute dalla più grande struttura vivente del pianeta, invitano quindi tutti i biologi a correggere le teorie fino a oggi accreditate sulla riproduzione dei coralli. I piccoli organismi polipoidi, infatti, per assicurarsi una prole numerosa anche quando l’ambiente che li circonda è ostile, sfruttano tutte le possibilità che la natura gli mette a disposizione, avvalendosi di un efficace sistema misto: la consueta via sessuata (fino a oggi la sola ipotizzata) e l’anomala via asessuata (clonazione). 

Ecco come funziona l’ingegnoso stratagemma. Le uova fecondate dei coralli si comportano come gli embrioni di qualunque altro animale nelle prime fasi del loro sviluppo, ossia si dividono dando origine a un gruppo di cellule via via più numeroso. E fin qui il processo rispetta le regole della riproduzione sessuata. Ma da questo momento in poi le cose possono prendere una piega diversa: in presenza di forti correnti il “grappolo” di cellule può sfaldarsi e perdere alcuni dei suoi elementi. Questi frammenti di embrione danno velocemente forma a copie perfette, ma in scala ridotta, del “fratello maggiore” da cui si sono staccate. “Così i coralli possono contare sui benefici sia della riproduzione sessuata sia di quella asessuata”, spiega Negri che, insieme al suo collega, ha osservato in laboratorio il comportamento degli embrioni di corallo riuscendo anche a comprenderne il vantaggio evolutivo.

Gettando una manciata di uova di corallo fecondate da trenta centimetri di altezza in un contenitore pieno di acqua marina, in modo da simulare gli impeti delle onde, i due  ricercatori australiani hanno potuto seguire al microscopio quel rapido sgretolamento che dà origine al processo di clonazione. Uno spettacolo suggestivo come i movimenti delle figure in un caleidoscopio. La fragilità di questi embrioni è dovuta alla mancanza di una membrana protettiva, presente nella maggior parte degli animali. Ma, sostengono i ricercatori, i coralli hanno trasformato questo difetto in un’opportunità, perché è proprio l’assenza dell’involucro protettivo che permette all’embrione di sopravvivere alle intemperie disgregandosi e moltiplicandosi in tante copie di se stesso.

Riferimento: Science DOI: 10.1126/science.1216055

Credit per l’immagine: Heyward & Negri, AIMS

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