Contare i pinguini con il satellite

Non solo telecomunicazioni, non solo Google maps. Le immagini ad altissima risoluzione provenienti dai satelliti possono essere usate anche per un monitoraggio ambientale puntuale e specifico. A dimostrarlo è il primo censimento completo di una specie animale dallo spazio, realizzato da un team internazionale di ricercatori e pubblicato su PLoS One. Lo studio, cooordinato da Peter Fretwell del British Antarctic Survey, ha contato ogni singolo esemplare di pinguino imperatore presente in Antartide, individuando nuove colonie e scoprendo oltretutto che questi uccelli sono il doppio rispetto a quanto stimato finora.  

Gli scienziati hanno prima utilizzato un software per aumentare la nitidezza delle immagini ad alta risoluzione fornite dai satelliti, distinguendo così gli uccelli da elementi di disturbo come le ombre, il guano o il ghiaccio. Successivamente hanno eseguito conte da terra e fotografie aree per calibrare gli strumenti.

I pinguini imperatore vivono in zone poco accessibili e con temperature anche inferiori a -50°C, il che rende molto difficile il loro studio sul campo. Nelle immagini satellitari, tuttavia, questi uccelli spiccano sul ghiaccio e sono facilmente riconoscibili. Questo ha permesso di identificare 7 nuove colonie e di aggiungerle alle 37 già note sulle coste dell’Antartide, raggiungendo in questo modo quota 44. “Abbiamo contato 595.000 uccelli, che è quasi il doppio rispetto alle stime precedenti, relative a 270.000 – 350.000 uccelli”, racconta Fretwell.

Questo studio apre le porte a nuove metodiche per lo studio di diversi ecosistemi e del pianeta nel suo insieme, spiega la co-autrice dello studio Michelle LaRue, dell’Università del Minnesota: “I metodi utilizzati sono un enorme passo avanti nello studio ecologia dell’Antartide. Ora è possibile condurre una ricerca in modo sicuro, efficiente, con un basso impatto ambientale non solo per  determinare le stime di un’intera popolazione di pinguini ma anche per  studiare altre specie scarsamente conosciute in Antartide, rafforzare le ricerche sul campo e fornire informazioni accurate per gli sforzi internazionali di conservazione dell’ambiente”. 

Riferimento: PLoS One doi:10.1371/journal.pone.0033751

Credit immagine a Jenny Varley / Flickr

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