Viaggio nella mente degli animali, con o senza coda

Giorgio Vallortigara
La mente che scodinzola. Storie di animali e di cervelli
Mondadori 2011, pp. 214, euro 18,00

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Nel risvolto di copertina di La mente che scodinzola leggiamo: “Ci sono due idee che diamo per assodate: la prima è che esiste una scala gerarchica delle creature viventi  (e dei loro cervelli), dalle meno alle più evolute; la seconda è che i cervelli servono a dare una rappresentazione veridica della realtà”. Il libro di Giorgio Vallortigara è una raccolta di esempi ricavati dal mondo animale che testimoniano in modo inequivocabile che entrambe le affermazioni sono false. Si inserisce quindi a pieno diritto nella collana “scienza e filosofia” di Mondadori diretta da Armando Massarenti con lo scopo di dare voce a tutti gli scienziati che, con i loro studi, stimolano la riflessione sulle grandi questioni che l’umanità si pone da sempre.

Cominciamo dalla presunta “scala ascendente e progressiva delle funzioni mentali”, al vertice della quale dovrebbe trovarsi, ovviamente, l’essere umano. Il numero dei neuroni non basta, spiega Vallortigara, ad assicurarci il primato sugli altri esseri viventi. La convinzione di trovarci sui gradini più alti comincia a vacillare non appena veniamo a conoscenza di quanto siano complesse le menti degli animali, a prescindere dal numero dei neuroni. Caratteristiche di cui pensavamo di avere l’esclusiva sono invece molto diffuse negli uccelli, nei pesci, nei rettili. Una di queste è la lateralizzazione del cervello, ossia il diverso ruolo degli emisferi cerebrali destro e sinistro. Non è raro avere a che fare in natura con un occhio destro che rileva la preda, mentre il sinistro il predatore.

Passiamo poi all’altra questione, quella della veridicità di ciò che viene rappresentato dalla nostra mente. Vallortigara, dopo avere presentato ai lettori il comportamento di ragni e gabbiani, può serenamente concludere, servendo ai filosofi un bel po’ di pane per i loro denti, che: “Le nostre percezioni non sono state plasmate dalla selezione naturale per darci un’immagine veridica del mondo, quanto piuttosto per ingannarci sufficientemente bene per sopravvivere nel mondo”.  

Il libro di Vallortigara è un affascinante viaggio attraverso tutte “le menti che scodinzolano”, comprese quelle senza coda. Si passa dall’orientamento dello scodinzolio asimmetrico dei cani (verso destra se felici, verso sinistra se preoccupati), alla capacità dei pulcini di riconoscere oggetti animati, alla curiosa conformazione del cervello dei tassisti londinesi che presentano un incremento della materia grigia nella parte posteriore dell’ippocampo e una riduzione nella porzione anteriore. Il caso dei tassisti sembrerebbe dimostrare che “in alcuni casi lo sviluppo di certe capacità eccezionali”, come memorizzare una complessa mappa stradale, “può andare a scapito dello sviluppo di altre capacità mentali”.

La mente che scodinzola ha una funzione pedagogica fondamentale: in pieno stile socratico induce il lettore a riflettere su questioni non banali aiutandolo spesso ad abbandonare o, quanto meno ad attenuare, le sue consolidate convinzioni. Così per esempio accade nel capitolo dedicato alle galline ovaiole. Vallortigara ci  fa vedere le cose da una nuova prospettiva e quello che un tempo sembrava ovvio, ossia che le galline vivono meglio libere in grandi spazi piuttosto che in gabbia,  non lo è più tanto a fine lettura. Non vi diciamo perché, invitandovi a scoprirlo su libro, convinti  che in quelle pagine emerga la vera portata filosofica dell’opera di Vallortigara: l’invito a non dare mai nulla per scontato.

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