Come avvicinare i bambini alla scienza

Piscine, scivoli, vasche, tavole multicolore. Siamo al Museo dei Bambini Explora, un padiglione nel centro di Roma simile a un enorme luna-park, completamente progettato secondo il principio dell’«apprendimento sul campo»: un museo scientifico di nuova generazione, ecosostenibile, che accoglie un milione di piccoli visitatori l’anno. Mercoledì 9 maggio scorso, i bambini hanno avuto l’occasione di ascoltare un ospite d’eccezione: Jorg Wagensberg, fisico dell’Università di Barcellona, autorità in fatto di musei, divulgazione scientifica e filosofia della scienza. Tra le altre cose, Wagensberg ha creato e diretto nella sua città Cosmocaixa, uno dei musei scientifici più importanti d’Europa. Lo abbiamo incontrato proprio in quell’occasione.

Professor Wagensberg, lei parla spesso di “gioia intellettuale”. Cosa intende?

Il piacere che proviene dall’acquisizione di nuove conoscenze. Sostanzialmente, la gioia intellettuale esiste in tre forme: anzitutto, la contraddizione, che è ciò che accade quando si crede in qualcosa e poi si nota il contrario nel mondo reale. In questo caso, se sei uno scienziato, devi necessariamente cambiare il tuo modo di pensare o di vedere le cose. Curiosamente, ogni volta che si è di fronte a una contraddizione si ottiene una gioia intellettuale, perché c’è l’annuncio di una nuova conoscenza: se uno scienziato trova una contraddizione, è felice. L’idea è quella di esportare questa emozione, tramite i musei e una corretta divulgazione scientifica, alle persone comuni. Il secondo tipo di gioia intellettuale viene dalla conversazione: si pensa, poi si ascolta e si parla solo dopo aver ascoltato, entrando in un cerchio che non si chiude. Ogni volta che questo cerchio non si chiude, si fa qualche passo in avanti. I ‘passi in avanti’ sono quello che si guadagna dalla conversazione. L’ultimo tipo di gioia intellettuale è l’eureka, la scoperta: improvvisamente, ci si rende conto che tra cose diverse c’è qualcosa in comune, il che è ben diverso dallo scoprire differenze tra eventi simili. Nel primo caso parliamo di comprensione, nel secondo di osservazione. Tutto il metodo scientifico è fatto di osservazione e comprensione. La gioia intellettuale proveniente dalla comprensione è la più intensa che uno scienziato possa provare.

In che modo i musei scientifici possono stimolare la gioia intellettuale?

A mio avviso, nei musei scientifici, prima che altrove, bisognerebbe provocare le contraddizioni, non nasconderle. Lo stesso dovrebbe farsi nella scuola, dove in genere le cose più stimolanti sono nascoste agli studenti. Basterebbe mostrare la realtà, che è piena di contraddizioni e stimoli per l’occhio dell’osservatore. Nel design di un buon museo dovrebbe essere inoltre incentivata la possibilità di conversazione tra le persone, tra le persone e la realtà (ovvero l’osservazione) e tra le persone e se stesse (ovvero la riflessione). Alla fine di questo processo, si arriva alla comprensione. Musei come Cosmocaixa ed Explora sono stati costruiti per soddisfare questi requisiti.

Come si può infondere nei più giovani la passione per la scienza?

È molto semplice: basta assecondare la loro naturale curiosità. I bambini sono ottimi “clienti” per la scienza, perché sono naturalmente predisposti ad assorbire stimoli, molto più degli adulti. È da sottolineare tuttavia come la curiosità non muoia mai: l’essere umano è infatti uno degli unici mammiferi che continua a andare alla ricerca e recepire stimoli anche dopo la maturità sessuale: in gergo medico, questo atteggiamento è definito neotenia. È per questo motivo, sostanzialmente, che esistono gli scienziati. Per tornare ai bambini: stimolarli è molto semplice. L’importante è farlo nel modo giusto. A questo proposito, mi piace ricordare una frase di Mark Twain: ‘Non posso credere che io sia diventato un buon scrittore, dopo essere andato a scuola’.

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