Il Family day e il topo delle praterie

Le praterie del nord America sono state colonizzate da tempo immemorabile da un grosso roditore dalla folta peluria, che risponde al nome specifico di Microtus ochrogaster. Questa creatura ha acquistato negli ultimi anni una certa notorietà in molte comunità religiose del midwest nordamericano, in particolare tra i “new-born christians” e i “teocon”. Infatti i predicatori evangelici che esortano i loro seguaci alle virtù della purezza e della verginità prima del matrimonio, e poi alla monogamia e alla fedeltà coniugale, additano spesso il Microtus ochrogaster come un segno che queste virtù cristiane sono praticate anche in natura.

In effetti molti studi, tra cui quelli di Sue Carter, zoologa dell’Università del Maryland, e di L. Goetz, etologo dell’Università dell’Illinois, hanno dimostrato come queste popolazioni di roditori siano organizzate in nuclei familiari stabili, con la coppia che convive vita natural durante: la femmina e il maschio cooperano nella costruzione della tana, nella protezione dei piccoli, e nella ricerca del cibo. Insomma, un’icona che potrebbe essere adottata nei nostri Family Days.

C’è di più: le ricerche di Carter, Goetz e altri studiosi hanno dimostrato che ormoni come l’ossitocina e la vasopressina hanno un ruolo importante nello stimolare il comportamento monogamico del nostro topo delle praterie. Questi ormoni, prodotti in maniera abbondante dal sistema endocrino di Microtus ochrogaster, sono invece quasi assenti in altre specie di roditori delle praterie americane, che infatti non formano famiglie stabili ma anzi hanno un comportamento promiscuo. Si è provato ad estrapolare questi risultati alla specie umana; la concentrazione di ossitocina determinerebbe in ciascuno di noi la tendenza alla fedeltà o alla promiscuità. La rivista Nature scrive come questi studi abbiano perfino indotto esperti americani di politica della famiglia a mettere in guardia i cittadini dal lasciarsi andare a relazioni extraconiugali, che potrebbero danneggiare i loro meccanismi di produzione di ossitocina.

Ma ecco che la rivista scientifica Animal Behaviour pubblica uno studio di A.G. Ophir e colleghi dell’Università della Florida. Gli autori hanno determinato il Dna di numerose famiglie di Microtus. Risultato a sorpresa: un’alta percentuale dei piccoli roditori non è figlio del compagno “legittimo” delle loro mamme. Le quali evidentemente, dopo brevi avventure con maschi di altre famiglie o con topi di passaggio, tornano nella tana coniugale. Insomma monogamia “sociale”, insieme però a promiscuità sessuale. Una  situazione  non  diversa  da  quella  riportata  recentemente  sulla  nostra  stampa,  secondo  cui  il  Dna di  molte  brave  famiglie  italiane  dimostra  come  un  bimbo  su  quattro  non  sia  stato  generato  dal  proprio  padre  legittimo.

Le famiglie dei topi campagnoli nord americani sembrano quindi non essere più virtuose di quelle umane. Ma c’è di più. Uno studio di oltre 700 famiglie di Microtus dimostra come i topolini generati e allevati da mamme “single”, che cioè non hanno un compagno stabile e “legittimo”, hanno uno sviluppo (in termini di sopravvivenza, salute, eccetera) identico a quello dei topolini allevati in famiglie “tradizionali”, dove la femmina convive stabilmente con un compagno. In altre parole, la “famiglia tradizionale” tra i topi delle praterie nord americane non sembra offrire alcun vantaggio alla prole.

Queste ricerche hanno provocato una profonda crisi esistenziale tra i predicatori supercristiani del Nord America, traditi dai Microtus ochrogaster, anche loro promiscui e lascivi. Sono già alla ricerca di altri improbabili casi di famiglia stabile e di fedeltà sessuale nel mondo animale, da presentare come modello ai propri seguaci. I cigni o i mandrilli, gli elefanti o i coccodrilli? Auguriamo loro buona fortuna.

Credit immagine: Michael Jeffords, Illinois Natural History Survey

4 Commenti

  1. tutto ciò che dice la scienza, ovviamente senza metterne in dubbio della veridicità, non tiene conto dei sentimenti che possono esserci tra gli individui. un bambino orfano se accudito in orfanotrofio, sopravvive comunque, mangia e beve comunque, mentre un bambino che nasce in una canonica famiglia potrebbe morire se questa non lo cura a dovere.. è tutto relativo. quel che è certo, aldilà della normale sussistenza, è che in una famiglia normale i legami stabili possono consentire al bambino la percezione di affetto, amore, ecc.. che garantiscono lui una qualità della vita più alta.

  2. Se un volessimo fare un studio appena serio dovremo prendere in esame un nr. significante di bambini provenienti da; famiglie “normale”, famiglie di genitori omosex, famiglie di genitori single, e bambini che crescono in comunità o orfanotrofi . eppure in quel caso sarebbe solo una mera statistica che alla fine non puo tenere conto di tutti i aspetti che incidono nella formazione di una persona.

  3. Basta che i predicatori dicano: “la natura è promiscua ma sbaglia”, e ogni discorso torna nei propri ambiti, senza cercare di dare patenti di naturalità a comportamenti sociali religiosamente accettabili
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