Il presidente Obama e la questione delle armi leggere

Il presidente Obama, dopo la strage nella scuola del Connecticut, sta riprovando a mettere un limite alla vendita indiscriminata di armi leggere all’interno degli Usa. Secondo alcuni analisti, la sua iniziativa è destinata a fallire contro la potente lobby armiera della National Rifle Association, estremamente influente anche nel Congresso.

Tra le più grandi aziende statunitensi del settore ricordiamo la General Dynamics Ordnance and Tactical Systems, la Remington, la Colt, l’H& R Firearms e la Smith & Wesson. I dati a disposizione per gli Usa, primo esportatore mondiale (seguiti dall’Italia e dalla Germania), parlano di 715 milioni di dollari in armi piccole e leggere (*) esportate. A livello mondiale si calcola che circa 1.000 imprese distribuite in 100 paesi producano armi piccole e leggere con relative munizioni: secondo l’Unoda (United Nations Office for Disarmament Affairs) ogni anno vengono prodotti tra i 7,5 e gli 8 milioni di armi piccole. Per quanto riguarda la produzione mondiale, secondo il rapporto Small Arms Survey 2012, il valore annuo dei trasferimenti legali di armi leggere e di piccolo calibro, compresi accessori, ricambi e munizioni, supera gli 8,5 miliardi di dollari (oltre il doppio rispetto al valore del 2006). Si stima che ben 875 milioni di armi piccole e leggere siano attualmente in circolazione nel mondo. Questo spiega l’estrema facilità con cui organizzazioni terroristiche e criminali possono dotarsi di armi.

La questione della vendita delle armi leggere negli Usa non è un problema interno statunitense, non solo perché i narcotrafficanti latinoamericani si riforniscono abbondantemente proprio nelle armerie lungo il confine con il Messico, ma anche perché le resistenze della Nra hanno bloccato nel luglio 2012 la possibilità dell’amministrazione Obama di aderire all’ipotesi dell’ATT Arms Trade Treaty, durante l’apposita conferenza tenutasi all’Onu per una normativa internazionale condivisa per regolamentare il delicatissimo settore. Il fallimento della Conferenza ATT è connesso alla lettera inviata il 26 luglio 2012 da 51 senatori degli Stati Uniti
d’America di entrambi gli schieramenti (43 repubblicani e 8 democratici) al Presidente Barak Obama e al Segretario di Stato Hillary Clinton contro l’adozione del Trattato che metterebbe a rischio il secondo emendamento della Costituzione, segnalando di fatto che il trattato non sarebbe stato ratificato dal Senato dove occorre una maggioranza qualificata di due terzi dei componenti (il Senato Usa è composto da 100 membri). Il successivo comunicato congiunto di 90 governi (compresi quelli dell’Ue) del 27 luglio ha proposto di trasmettere la bozza di trattato all’Assemblea Generale (per l’approvazione in Assemblea Generale basterebbe sufficiente il voto dei due terzi degli Stati dell’Onu).

L’Istituto di ricerche internazionaliArchivio Disarmo sottolinea ancora una volta come la regolamentazione del settore sia una questione importantissima e necessiti di norme precise e di intese internazionali, richiedendo un deciso impegno politico del governo italiano in tal senso.

(*) Armi piccole: pistole, revolver, fucili, mitra, bombe a mano ecc.; Armi leggere: lanciarazzi portatili,
bazooka, mortai < cal. 100. mm ecc.

Via: Archivio Disarmo

Credits immagine: akshaydavis/Flickr

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