Vannoni consegna i protocolli per la sperimentazione Stamina

Abbiamo i protocolli. Dopo una serie interminabile di polemiche, accuse, ultimatum e ritardiDavide Vannoni, presidente della onlus Stamina Foundation, ha finalmente consegnato all’Istituto superiore di sanità i protocolli relativi ai metodi di crescita e all’efficacia terapeutica della miscela di cellule staminali che, a suo dire, cura varie malattie neurodegenerative attraverso infusioni dirette nel sangue. Un metodo terapeutico che tuttavia, per ammissione dello stesso Vannoni, “non segue alcuna ricetta”. Non vediamo l’ora, naturalmente, di dare un’occhiata ai protocolli, per esaminare punto per punto la metodica Stamina e capire cosa ne pensa la comunità scientifica. Nel frattempo, per chi se le fosse perse, vi proponiamo un riassunto delle puntate precedenti. 

La lunga storia di Stamina è iniziata nel 2004. Quando Vannoni, professore associato di psicologia all’Università di Udine, viaggia in Ucraina per curare una paralisi facciale con un trapianto di cellule staminali. E, impressionato dal trattamento, decide di importare il trattamento in Italia: ci prova prima a Torino, in una clinica privata; poi, bloccato da una normativa europea, si sposta a San Marino, avvalendosi anche della collaborazione del dottor Marino Andolina, pediatra di Trieste. 

Nel 2009, Vannoni fonda la Stamina Foundation Onlus “per sostenere la ricerca sul trapianto di staminali mesenchimali e diffondere in Italia la cultura della medicina rigenerativa”. Poi, tramite Andolina, riesce a stringere un accordo con l’Ospedale Burlo Garofalo di Trieste, conducendo attività di ricerca e iniziando a trattare i primi pazienti, soprattutto bambini affetti da teleparesi spasticaParkinson sclerosi multipla. Peccato che nessuno riesca a sapere niente della sua terapia e del protocollo che segue, mai pubblicato in nessuna rivista scientifica né approvato dalle autorità sanitarie (in particolare, Istituto superiore di sanità e Agenzia italiana per il farmaco). 

Per questo motivo, sempre nel 2009, Raffaele Guariniello, sostituto procuratore del Tribunale di Torino, apre un’inchiesta sull’attività di Stamina, rinviando a giudizio 12 indagati, tra cui lo stesso Vannoni, per “somministrazione di farmaci imperfetti e pericolosi per la salute pubblica, truffa e associazione a delinquere” (particolare non irrilevante: ogni trattamento di Stamina costava dai 20 ai 30mila euro, più 7mila per ogni puntura lombare). Tutte le attività al Burlo si bloccano, ma Vannoni non demorde. Si sposta agli Spedali Riuniti di Brescia e avvia nuove cure a uso compassionevole, cioè su pazienti in fase terminale per cui non esiste altra terapia, sempre basate sul suo misterioso metodo. È in questo momento – siamo nel 2012 – che la storia di Stamina balza agli onori della cronaca, soprattutto grazie a un reportage del programma televisivo Le Iene. 

Grane legali a parte, Vannoni ha dovuto fronteggiare anche una serie di accuse scientifiche cui, finora, non è riuscito a dare risposte convincenti. La più grave di queste è arrivata dalla rivista scientifica Nature, che ha svelato come le immagini allegate alla domanda di brevetto del metodo Stamina siano state copiate da uno studio precedente. Senza mezzi termini, Nature ha parlato di “frode scientifica” bella e buona, dovuta a una grave “manipolazione dei dati”. E Michele De Luca, direttore del Centro di medicina rigenerativa dell’Università di Modena e di Reggio Emilia, ha rincarato la dose, smontando punto per punto le argomentazioni con cui Vannoni aveva cercato di motivare la mancata consegna dei protocolli. 

In ogni caso, siamo finalmente arrivati a un punto di svolta. I protocolli sono ora in mano alle autorità e saranno accuratamente esaminati dagli esperti del ministero della Salute, dell’Istituto superiore di sanità e dell’Agenzia italiana del farmaco. Prima che parta la sperimentazione da tre milioni di euro prevista per Stamina, infatti, si deve determinare se il metodo sia veramente efficace e che non abbia effetti collaterali pericolosi. Queste prove, infatti, ancora non esistono per il metodo di Vannoni (e per questo ci eravamo rivolti al ministro Beatrice Lorenzin, senza avere risposta). In generale, questi protocolli, come vi abbiamo raccontato, contengono informazioni precise sui modelli teorici alla base dello sviluppo del farmaco e sulla dimostrazione di efficacia, specificando i benefici della terapia proposta rispetto a quella convenzionale. Devono essere poi descritti il metodo di preparazione, la definizione del numero di pazienti che si prevede di sottoporre alla sperimentazione e la descrizione dei primi risultati, cioè i test sugli animali. Che però Stamina non ha mai effettutato. Cos’avrà scritto Vannoni nei documenti, allora?

Via: Wired.it

Credits immagine: ap./Flickr

1 commento

  1. ma smettila fanno fare la sperimentazione alprof vescovi sulla SLA..
    6 casi trattati due decessi,due peggioramento malattia e due normale andamento progressione mallattia……
    ma dietro vescovi c’e’ monsignor paglia comunita’ s.egidio………..
    giornalino pubblica questo……..

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here