Ossitocina, un aiuto contro l’autismo?

Si torna a parlare di ossitocina e dei suoi possibili effetti nel trattamento dei disturbi dello spettro autistico. Uno studio pubblicato su Pnas mostra infatti che una singola dose dell’ormone, somministrata sotto forma di spray nasale, è in grado di aumentare l’attività cerebrale nei bambini autistici durante l’elaborazione di informazioni sociali. Per ora si tratta solo di un cambiamento nel cervello di questi bambini, potenzialmente positivo, come precisa su Scientific American Ilanit Gordon della Yale University, tra gli autori dello studio. Un dato che ha bisogno di essere interpretato bene per capire come utilizzarlo per produrre un cambiamento anche nella vita reale delle persone con autismo

L’ossitocina, più nota come l’ “ormone dell’amore”, è una sostanza prodotta dall’organismo, importante per favorire i legami affettivi e sociali. Per questo, già da qualche tempo, alcuni scienziati si sono chiesti se questo ormone potesse influenzare anche il comportamento dei bambini con autismo, attenuando le loro difficoltà nelle interazioni sociali. Sulla base di questa ipotesi, per indagare più a fondo il reale potenziale dell’ormone, sono nati diversi trial clinici in giro per il mondo.

Lo scorso luglio, per esempio, uno studio della University of New South Wales, in Australia, aveva mostrato che gli spray a base di ossitocina non riuscivano a migliorare i sintomi delle persone affette da autismo. Ovvero l’ormone, testato contro un placebo, non produceva miglioramenti a livello di riconoscimento delle emozioni, interazioni sociali e comportamenti ripetitivi. 

Lo studio presentato oggi su Pnas aggiunge però qualcosa di più alle evidenze sperimentali sui possibili legami tra ossitocina e disturbi dello spettro autistico. In particolare, il paper di Gordon e colleghi, condotto su 17 bambini e adolescenti affetti da autismo, mostra che la somministrazione nasale dell’ormone aumenta l’attività cerebrale in alcune regioni connesse con la dimensione sociale dell’individuo, dimostrando, scrive il New York Times, che le stesse regioni (quelle associate con la sensazione di ricompensa e il riconoscimento delle emozioni), in queste persone, non sono danneggiate in maniera irrevocabile e che quindi possono essere in qualche modo influenzate. 

I ricercatori hanno diviso i ragazzi in due gruppi: ai primi hanno somministrato lo psray nasale a base di ossitocina, ai secondi del placebo. Quindi, grazie alla risonanza magnetica funzionale, hanno potuto osservare cosa succedeva al cervello dei volontari mentre eseguivano un compito legato alle abilità sociali (abbinare delle emozioni alle immagini degli occhi di alcune persone). Se è vero che l’ossitocina aumentava l’attività delle aree sociali del cervello nel test emotivo, gli stessi ragazzi però non ottenevano risultati migliori rispetto a quelli che avevano avuto placebo. Di contro, la stessa ossitocina sembrava diminuire l’attività cerebrale delle stesse regioni quando i ragazzi erano impegnati in un compito non legato alle emozioni e alla dimensione sociale (come classificare immagini di veicoli in diverse categorie). 

Lo studio, per ora, dimostra solo in maniera chiara che l’ossitocina influenza le aree cerebrali delle persone affette da autismo, aiutando il cervello a sintonizzarsi per comprendere la differenza tra stimoli sociali e non sociali, precisano gli esperti. Come lo faccia, però, non è ancora chiaro: potrebbe darsi che l’ossitocina renda gli stimoli sociali più gratificanti per il cervello dei bambini autistici, o semplicemente che aiuti a distinguere le informazioni provenienti dagli esseri umani da quelle provenienti dagli oggetti, rendendole degne di nota.

E in attesa di ulteriori ricerche, concludono gli autori, questi risultati suggeriscono che l’ossitocina, agendo sul cervello, forse potrebbe aiutare a migliorare l’efficacia dei trattamenti comportamentali, come spiega a Live Science la Gordon: “C’è una finestra temporale in cui il cervello aumenta la sua efficienza nel processare le informazioni, e possiamo utilizzare questa finestra per lavorare con i bambini con disordini autistici nel trattamento comportamentale”. 

Via: Wired.it

Credits immagine: massdistraction/Flickr

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