Stamina, i pazienti chiedono accesso ai trattamenti

Le sentenze dei tribunali, il dolore e le speranze dei malati e dei loro famigliari, il no dei medici e le rivendicazioni di Davide Vannoni e del suo vice Marino Andolina. C’era tutto questo ieri davanti agli Spedali civili di Brescia, nella mobilitazione dei pazienti che a seguito della sospensione dei trattamenti col metodo Stamina si sono ritrovati davanti alla struttura per chiedere che le cure vengano riprese. Per ora la giornata si è conclusa con un nulla di fatto: i trattamenti non possono riprendere. Anche se la questione è ben più complicata.

Se infatti lo stesso Andolina aveva fatto sapere come egli stesso fosse disponibile a sostituire i medici che si sono rifiutati di somministrare le infusioni, anche l’ospedale e la Regione Lombardia hanno accolto le richieste dei pazienti e sono ora alla ricerca di personale per eseguire i trattamenti, dopo il no di quello degli Spedali Civili di Brescia.

Perché se è vero che per il trattamento a base di staminali targato Vannoni non esistono prove di sicurezza ed efficacia, è altresì vero che ci sono diverse sentenze dei tribunali che in Italia hanno ordinato il proseguimento della terapia. Tanto che l’assessore alla salute lombarda Mario Mantovani ha dichiarato: “È una posizione legittima….i giudici che ci impongono di continuare i trattamenti” e al termine della giornata i sostenitori del metodo Stamina avrebbero denunciato in questura la chiusura dell’ospedale alle ordinanze dei giudici. Come quella del tribunale di Matera, che per Daniele Tortorelli, ricoverato ieri in gravi condizioni proprio agli Spedali civili di Brescia, aveva chiesto la ripresa dei trattamenti.

Le dichiarazioni di Mantovani, mosse come lui stesso fa sapere dallo stato di confusione che ruota attorno a tutta la vicenda Stamina (con le indagini che pesano per otto medici degli Spedali e al tempo stesso con le ordinanze a proseguire i trattamenti), sono state definite “gravissime” dal segretario dell’Associazione Luca Coscioni Filomena Gallo e dell’esperto di staminali Michele De Luca, direttore del Centro di Medicina Rigenerativa dell’Università di Modena e Reggio Emilia. Scrivono infatti dal sito dell’associazione, appellandosi all’intervento del Ministro della Salute: Perché proprio l’Assessore alla Salute chiede ai medici della sua regione di agire in contrasto con il codice deontologico della loro professione che all’articolo 13 cita ‘Sono vietate l’ adozione e la diffusione di terapie e di presidi diagnostici non provati scientificamente o non supportati da adeguata sperimentazione e documentazione clinico scientifica, nonché di terapie segrete‘, come ribadito dalla comunità scientifica nazionale ed internazionale? Perché Mantovani, che proprio qualche mese fa aveva dichiarato che dalla Regione Lombardia non era giunto nessun ok all’entrata di Stamina agli Spedali civili di Brescia, ora, si mette a fare il battitore d’asta dei medici favorevoli alle infusioni con il cosiddetto ‘metodo Stamina‘? Mantovani” continuano De Luce e Gallo, “ignora il blocco alle infusioni deciso dall’Aifa nel maggio 2012? Mantovani ignora il pericolo per la salute pubblica sotteso alle infusioni?”.

Via: Wired.it

Credits immagine: snre/Flickr

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