Ecco la febbre dell’oro (spaziale)

Dopo il successo europeo di Philae,il primo lander al mondo ad atterrare su una cometa, la Nasa vuole subito rimettersi in pari. L’agenzia spaziale statunitense ha infatti stipulato contratti con due società private, la Deep Space Industries e la Planetary Resources, per poter iniziare al più presto l’estrazione di minerali nello Spazio, prelevandoli dal suolo di asteroidi e comete.

L’idea della Planetary Resources è di produrre piccole flotte di telescopi spaziali sul modello dei già realizzati Arkyd 100, Arkyd 200 e Arkyd 300. Gli strumenti saranno utilizzati per analizzare la Terra e gli asteroidi da un’orbita terrestre bassa (Arkyd 100), intercettare asteroidi tra il nostro pianeta e la Luna (Arkyd 200) ed esplorare lo spazio oltre Terra e Luna alla ricerca di altri asteroidi (Arkyd 300). “Gli asteroidi”, secondo Chris Lewicki, presidente e capo ingegnere della Planetary Resources, “contengono risorse preziosissime per la scienza, il commercio e il benessere qui sulla Terra”.

Diverso il discorso della Deep Space Industries (Dsi) che è, invece, impegnata nella realizzazione di sonde per la ricerca di asteroidi con materiali appetibili e per il trasporto di materiale da un asteroide alla Terra. “Carburante, acqua e metalli che raccoglieremo e trasformeremo”, sottolinea Daniel Faber, amministratore delegato della Dsi, “saranno venduti rendendo disponibili quantità industriali di materiale per l’espansione di applicazioni e servizi spaziali”. La Dsi, inoltre, per agevolare il lavoro di estrazione, ha sviluppato una stampante 3D per la produzione di componenti metallici in assenza di gravità.

Sarà difficile però che queste collaborazioni diano frutti prima della prossima missione Nasa di esplorazione degli asteroidi, “Origins Spectral Interpretation Resource Identification Security Regolith Explorer” (Osiris-Rex), il cui lancio, ricordiamo, è previsto per il settembre del 2016.

Credits immagine: Lamerie/Flickr

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