Salici per purificare il suolo

(Credits: Stefano / Flickr)

Nell’antica Roma la Cloaca Maxima (la fogna più grande della città) veniva scaricata nelle paludi Pontine per depurare le acque attraverso le piante. Oggi, a più di duemila anni, la fitodepurazione (cioè il processo di bonifica di un ambiente per mezzo di vegetali) è un processo utilizzato in tutto il mondo e, stando a quanto pubblicato da un team di ricercatori dell’Università della Finlandia Orientale (Itä-Suomen yliopisto), può essere utilizzato anche per la depurazione di terreni inquinati da metalli pesanti come zinco, nichel, cromo e rame.

Lo studio di Aki Villa, ricercatore dell’univeristà finlandese, aveva come obiettivo quello di trovare un rimedio alla scarsa fertilità di terreni molto acidi o contaminati da metalli pesanti. Gli esperimenti condotti in due miniere, quella finlandese di Pyhäjärvi e quella russa di Kostomuksha, hanno dimostrato che i salici potrebbero essere una soluzione a questi problemi. “Per il monitoraggio delle capacità di ripristino di un terreno servono anni, tuttavia alla luce dei risultati ottenuti finora”, spiega Aki Villa, “possiamo anticipare che, in condizioni favorevoli, i salici siano in grado di ripulire un terreno dallo zinco in sei anni, dal nichel in dieci, e da cromo e rame in quindici-cinquant’anni”

La crescita di questi alberi, capaci di mettere radici in terreni acidi o contaminati da metalli, può essere agevolata grazie a prodotti derivati, come cenere di legno e altri composti ricchi di azoto e calcio, in grado di controllare l’acidità del suolo, favorendo così la fitodepurazione e, di conseguenza, la fertilità del terreno. I ricercatori spiegano, inoltre, che ci sono differenze tra le varie specie di salici; a dimostrare una maggiore capacità di sopravvivenza, infatti, è stato il Salix schwerinii, mentre a produrre più legna (circa 2,9 tonnellate per ettaro) è stato un ibrido tra lo schwerinii e il salice viminale (Salix viminalis).

Riferimenti: University of Eastern Finland
Credits immagine: Stefano / Flickr

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