Ebola, attenzione alle mutazioni del virus

L’epidemia di ebola in Africa occidentale sembrerebbe, finalmente, a un punto di svolta. Per la prima volta dallo scorso giugno, riferisce infatti l’Organizzazione mondiale della sanità, ci sono stati meno di cento nuovi casi di infezione in una settimana nei tre paesi maggiormente colpiti dal virus (Guinea, Liberia e Sierra Leone). Tanto che l’obiettivo ora non è più solo rallentare l’epidemia ma bloccarla del tutto, non solo assicurando l’identificazione precoce dei casi, il loro isolamento e la gestione dei malati e delle vittime, ma anche monitorando i cambiamenti del virus. Perché quello di ebola è un virus che sta cambiando, avvertono gli scienziati dell’Istituto Pasteur in Francia che stanno cercando di capire se possa diventare per questo più contagioso.

La paura che il virus possa acquisire la capacità di trasmettersi per via aerea per ora non ha avuto nessun riscontro reale, spiegano i ricercatori. Il patogeno infatti si trasmette ancora per contatto diretto con fluidi biologici di persone infette, ma è comunque fondamentale, avvertono gli esperti, capire se il virus sta acquisendo la capacità di saltare più facilmente da persona a persona. Perché se è vero che potrebbe diventare meno contagioso è altresì vero che potrebbe accadere il contrario, soprattutto grazie alle infezioni asintomatiche.“Sappiamo”, spiega in proposito alla Bbc il genetista Anavaj Sakuntabhai, “Che il virus sta cambiando parecchio. Questo è importante sia per la diagnosi di nuovi casi che per il loro trattamento. Abbiamo bisogno di sapere come il virus sta cambiando per tenere il passo con in nostro nemico”.

Le mutazioni del virus infatti non potrebbero influenzare solo la trasmissione dell’infezione, ma anche la risposta ai vaccini in via di sviluppo – solo pochi giorni fa sono state spedite per la sperimentazione in Liberia le prime dosi di quello cui ha contribuito anche l’Italia – o la risposta all’utilizzo del plasma derivante da convalescenti.

Proprio per questo i ricercatori hanno cominciato ad analizzare centinaia di campioni di sangue provenienti da persone infette in Guinea, cercando di chiarire meglio l’evoluzione geografica e biologica del virus, che ha già mostrato di aver accumulato diverse mutazioni (come suggerito da uno studio su Science che aveva analizzato i virus provenienti da pazienti della Sierra Leone).

Nel frattempo, un monito a non dimenticare la lezione impartita dall’epidemia di ebola in Africa, arriva anche dal presidente della Banca Mondiale, Jim Yong Kim. Come già aveva detto in parte l’Oms, infatti, Kim ha ricordato che il mondo è pericolosamente impreparato a gestire pandemie come quella che si è abbattuta sull’Africa occidentale, che certamente prima o poi si ripresenteranno. Per questo, insieme all’Oms, a compagnie assicurative ed accademici la Banca Mondiale sta lavorando al progetto di una facility per le pandemie. La proposta dovrebbe essere presentata già nei prossimi mesi ai leader dei paesi industrializzati e in via di sviluppo.

Vai: Wired.it

Credits immagine:  NIAID/Flickr CC

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