Un’erba cinese per bloccare il virus dell’ebola

Mentre l’epidemia di ebola continua in Africa occidentale, sebbene nell’ultima settimana i casi di infezione siano diminuiti, la lotta alla ricerca di una cura continua. E non solo con lo sviluppo di farmaci e vaccini, ma anche investendo sulla ricerca di base, perché per sconfiggere il virus bisogna soprattutto comprendere dove colpire. E allora, la scoperta presentata su Science – che mostra come dei canali ionici siano essenziali affinché il virusinfetti completamente una cellula – rappresenta un passo in più in questa direzione. Soprattutto considerando che i ricercatori, tra cui Robert Davey del Texas Biomedical Research Institute, hanno già identificato una sostanza in grado di bloccare questi canali e così l’infezione. Sostanza che funziona nei modelli in vitro e che protegge i topi dal virus. Ma vediamo di cosa si tratta e quali sono le criticità.

Il team di Davey si occupa da qualche anno di studiare le fasi iniziali dell’infezione del virus, compreso l’ingresso nelle cellule e l’interazione con i componenti cellulari che da ultimo porta al rilascio del genoma virale. Il virus dell’ebola fa il suo ingresso sfruttando prima l’ancoraggio ad alcune proteine presenti sulla superficie delle cellule e quindi il trasporto all’interno della cellula per via endosomiale (di fatto è come se venisse incappucciato in piccole vescicole che si staccano dalle membrana cellulare, gli endosomi appunto, qui potete farvi un’idea). Ora, Davey, grazie a studi precedenti sapeva che in questo processo di trasporto interno il calcio è fondamentale, senza scoprire però finora esattamente il perché.

Nel nuovo studio invece Davey e colleghi hanno scoperto in che modo c’entri il calcio: alcuni canali ionici sensibili al calcio presenti sugli endosomi sono fondamentali infatti perché questi (e i loro carichi )- vengano traghettati correttamente attraverso la cellula e alla fine il materiale virale venga rilasciato. Detto in altro modo: questi canali servono perché il virus porti a termine la sua infezione. E allora, perché non cercare di bloccarli?

Passando al setaccio una serie di composti, i ricercatori hanno così scoperto che una sostanza, estratta da erbe orientali(Stephania tetrandra) e impiegata nella medicina cinese, riesce a mettere fuori uso questi canali, e quindi a bloccare il movimento del virus attraverso la cellula e il suo processo infettivo. La molecola in questione si chiama tetrandrina e nei topi protegge gli animali dalla malattia (ovvero: la metà di quelli infettati con dosi letali del virus sopravviveva), è efficacie a basse dosi e mostra limitati effetti di citotossicità. Il prossimo passo, concludono i ricercatori, sarà quello di testarne efficacia e sicurezza in primati non umani.

Una perspective apparsa però sullo stesso numero di Science invita a contenere gli entusiasmi: la tetrandrina non è ancora approvata per l’uso umano in molti paesi, e soprattutto l’equivalente delle dosi date ai topi potrebbe essere letale nell’essere umano.

Via: Wired.it

Credits immagine: NIAID/Flickr CC

 

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