A cosa servirà una missione di un anno nello Spazio

Ci siamo: ancora poche ore e la missione One Year in Space prenderà ufficialmente il via con la partenza verso la Stazione spaziale dell’astronauta della Nasa Scott Kelly e del collega russo Mikhail Kornienko. Note particolari, come suggerisce d’altronde il soprannome della missione, la durata della permanenza a bordo della nostra casa orbitante: 12 mesi contro i 6 solitamente previsti per gli astronauti (e come capiterà a Gennady Padalka, terzo membro dell’equipaggio che stasera partirà da Baikonur). Un’occasione unica per studiare più a fondo come il corpo, ma anche la mente, reagisce a una così lunga permanenza nello Spazio (tipo quella che potrebbe attenderci in un ipotetico viaggio verso Marte, la cui durata, andata e ritorno, sarebbe intorno ai 500 giorni). 

In realtà di segni particolari la missione ne ha almeno un altro: Scott ha infatti un gemello, astronauta anch’egli, che, rimanendo sulla Terra, fornirà il controllo perfetto (o quasi) per confrontare gli effetti della microgravità sull’organismo umano. Ma di quali effetti parliamo? Qualcosa sulle ripercussioni sul fisico umano dovute alla permanenza a bordo della Iss lo sappiamo già, ma la missione di un anno permetterà di dare risposte più complete a una serie di domande ricorrenti. Space.com aiuta a fare il punto sul tema, riassumendo le cinque questioni che la missione One Year in Space aiuterà a chiarire.

1. Cosa succede agli occhi nello Spazio?
Se stare sei mesi in orbita modifica la forma dell’occhio, cosa accade rimanendoci un anno? La microgravità, infatti, influenza i fluidi del corpo, e questo può ripercuotersi anche a livello cerebrale, con variazioni della pressione intracranica potenzialmente in grado di agire sul nervo ottico e quindi sulla vista stessa. Anche l’esposizione alle radiazioni spaziali presenterebbe un rischio per la vista ed è stata correlata all’insorgenza di cataratte negli astronauti.

2. Il sistema immunitario cambia?
Abitare nello Spazio significa esporsi a radiazioni, microgravità, isolamento e stress. Tutti fattori che possono influenzare, tra l’altro, l’efficacia del sistema immunitario. Tra i bersagli delle radiazioni possono, infatti, esserci le cellule del sistema immunitario: quando sono danneggiate la capacità di vigilanzadell’organismo diminuisce e così aumenta la suscettibilità ad infezioni e malattie. Anche la stessa microgravità però potrebbe contribuire negativamente, impedendo al sistema immunitario di funzionare, avvertono gli esperti.

3. Come reagisce il microbioma?
Soprattutto grazie al confronto tra i gemelli, la Nasa cercherà di capire come cambia il microbioma, e conseguentemente la salute, durante la permanenza in orbita, per effetto di diverse diete sì, ma anche per influenza della gravità e dello stress. Un tema su cui alla Nasa stanno già indagando da tempo.

4. Come reagisce la mente?
Sì, la casa spaziale è grande, ma come già detto più volte, si tratta comunque di uno spazio limitato. Rimanere in orbita un anno significa anche, d’altra parte rimanere isolati per un anno. Come la psiche reagisca a questo gli scienziati cercheranno di capirlo attraverso l’analisi del diario dell’astronauta Kelly ma anche osservando come gli astronauti eseguono le diverse mansioni e monitorandone il sonno.

5. Come mantenersi in forma?
Che gli astronauti in orbita si allenino in rimanere in forma e mantenere in salute ossa e sistema muscolare lo sappiamo (e le foto della nostra Samantha Cristoforetti ce lo ricordano), ma monitorando le performance degli esercizi fisici durante la nuova missione sarà anche possibile modificare le sessioni di allenamento e magari elaborarne nuovi regimi.

Credits immagine: NASA/Bill Ingalls

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