Archeostorie, l’archeologia dal passato al futuro

Archeostorie – manuale non convenzionale di archeologia vissuta
a cura di Cinzia Dal Maso e Francesco Ripanti
Cisalpino
pp. 316, 2015, Euro 25,00

Scavano, portando alla luce pezzi del nostro passato. Ma non solo: scrivono, filmano, programmano, comunicano, insegnano, valorizzano, diffondono conoscenza. Coinvolgendoci tutti nella riscoperta e nella conservazione di un patrimonio culturale dal valore inestimabile. Gli archeologi, professionisti di valore spesso bistrattati, dimenticati e sottopagati, fanno ora sentire la loro voce grazie al bel libro a cura di Cinzia Dal Maso e Francesco Ripanti. Si chiama “Archeostorie – manuale non convenzionale di archeologia vissuta”, ed è la dimostrazione lampante di come un mestiere considerato polveroso, in tutti i sensi, possa invece trovare molta ragion d’essere anche in questo terzo millennio.

Archeostorie è un progetto che parte dal lontano. “Già nel 2013 – racconta Dal Maso – avevamo organizzato la partecipazione di alcuni archeoblogger alla Fiera del turismo archeologico di Paestum, con l’obiettivo di incontrarci, contarci e confrontarci sulla nostra capacità di raccontare l’archeologia da tanti e diversi punti di vista”. Da quel primo incontro è nata l’idea di partecipare al Day of Archaeology, un’iniziativa di archeologi britannici che dal 2011, in una data definita, postano sul web materiali, documenti e descrizioni della loro giornata-tipo, per far capire in cosa consista davvero questo mestiere. “L’iniziativa ha preso piede in diversi paesi, come è normale per un progetto nato in rete. Ma di materiale italiano non ce n’era”, continua Dal Maso: “Così abbiamo pensato di rimboccarci le maniche, e di fare sentire anche la nostra voce”.

Da quei racconti e quelle descrizioni è poi nato il progetto di un libro. Di più: di un manuale di tipo accademico, che possa essere utile a tutti i ragazzi che, nelle facoltà di Archeologia, si interrogano con preoccupazione su quale potrà essere il loro futuro. Così c’è Giacomo Biondi che fa lo 007 dei reperti, in grado di sventare i falsi o certificarne l’autenticità, o Lidia Vignola, che nella Terra dei Fuochi tiene lontane le mani delle archeomafie dai luoghi di scavo. C’è chi ha imparato a gestire un museo, chi è diventato esperto di ricostruzioni storiche nei videogames, chi progetta percorsi braille per non vedenti, chi racconta il mestiere in radio, chi ha scoperto una vocazione per la grafica e si ingegna a illustrare le pubblicazioni con disegni dei reperti. Mille nuovi mestieri, tutti ancorati alle radici dell’archeologia, ma proiettati in avanti, verso un mondo più complesso e difficile ma anche ricco di nuove opportunità. “L’idea – concludono gli autori – è quella di entrare nelle università con questo libro, e far capire ai futuri archeologi che il mestiere è fatto di tante cose, magari anche molto diverse da quelle che ci si erano immaginate, ma tutte interessanti e ricche di prospettive”. Perché anche questo è Archeostorie: un concentrato di buona volontà, ottimismo, speranza, e soprattutto tantissima passione.

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