Oms, l’Europa deve ancora investire nelle vaccinazioni

Vaccini: serve ancora impegno a livello politico, professionale e personale. È questo il messaggio che l‘Organizzazione mondiale della sanità lancia in questa settimana, la decima European Immunization Week, in coincidenza con la Settimana mondiale dell’immunizzazione, per promuovere l’uso dei vaccini, una delle misure più efficaci di prevenzione sanitaria, capace di evitare fino a 3 milioni di morti ogni anno. Il messaggio per l’Europa è di continuare a investire nelle politiche di vaccinazioni, perché solo così sarà possibile raggiungere l’obiettivo di un continente libero dalle malattie prevenibili con i vaccini.

Perché serva ancora impegno sono i numeri a dirlo. La regione europea, infatti, negli ultimi anni ha visto aumentare i focolai di malattie prevenibili con i vaccini: nel 2013 sono stati 31.685 i casi di morbillo e 39.367 quelli di varicella. Numeri che si sono sì notevolmente ridotti nel 2014 – dimezzati i casi di morbillo (per i quali la maglia nera va a Germania e Italia) e ridotti a un sesto per la varicella – ma ancora troppi, tuona l’Oms. E anche lo status di regione polio-free – era il 2002 quando venne dichiarata l’eradicazione della poliomielite nella regione Europea – è in pericolo, considerando l’epidemia del 2010 con morti in 4 paesi della regione europea. E 17 dei 53 paesi della regione sono oggi considerati a rischio di trasmissione del virus, puntualizzano dall’Oms .

Per questo è necessario continuare le campagne vaccinali. Sebbene infatti i tassi di copertura nella regione siano alquanto elevati, sono ancora troppi i bambini che non si sottopongono alle vaccinazioni: degli oltre 11 milioni nati nel 2012 nella regione, circa 554 mila non hanno ricevuto tutte le dosi per la copertura datetano, pertosse e difterite.

“In tutti gli Stati membri”, conclude l’Oms: “i decisori dovrebbero essere consapevoli dei significativi ritorni sia economico-sociali dati dall’immunizzazione, non solo per quanto riguarda non solo la salute dei bambini e la mortalità infantile, ma anche per la riduzione della povertà, l’equità, la produzione, l’istruzione e il rafforzamento dei sistemi sanitari nel loro complesso”.

Via: Wired.it

Credits immagine: Blake Patterson/Flickr CC

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