Parkinson, anche la tastiera può aiutare la diagnosi

Digitiamo caratteri su tastiere, touch o tradizionali, innumerevoli volte al giorno, e alcuni scienziati hanno pensato che il modo in cui digitiamo questi caratteri possa dire molto anche sul nostro stato di salute. In particolare, raccontano su Scientific Report i ricercatori del Madrid-MIT M+Vision Consortium, il modo con cui si digita sulle tastiere potrebbe essere usato come indicatore di malattie come l’artrite reumatoide o neurodegenerative come il Parkinson. L’idea, infatti, è quello di utilizzare il modo di digitare i caratteri come strumento per misurare la funzione motoria della persona e che analizzarle possa aiutare ad elaborare nuoci strumenti di diagnosi precoce.

Scopo iniziale dello studio però non era tanto quello di immaginare un nuovo sistema di diagnosi precoce del Parkinson, quanto piuttosto quello di studiare gli effetti della fatica sulle abilità motorie attraverso un software in grado di analizzare il modo in cui si scrive su una tastiera, in particolare il tempo impiegato a premere un tasto e rilasciarlo. Gli scienziati hanno così osservato che quando si è stanchi – per esempio dopo una notte passata in bianco o quasi – si osservano notevoli variazioni nel modo di scrivere, soprattutto nel tempo impiegato a farlo, rispetto a quando svegli.

Di qui il tentativo di utilizzare il software anche in situazioni diverse, dove le abilità motorie, per esempio, sono compromesse a causa di una malattia, quale il Parkinson appunto, caratterizzato da lentezza dei movimenti, tremore e difficoltà nel camminare. Un modo, puntualizzano i ricercatori, per analizzare le modalità di scrittura per guardare dentro il cervello (è da qui che parte il movimento). Lo studio preliminare condotto su una ventina di pazienti con Parkinson e 15 soggetti controllo ha mostrato che il software funziona: riesce a discriminare tra chi ha la malattia e non analizzando i pattern di battitura.

Di certo, specificano i ricercatori – che sono al lavoro anche per un software che lavori in maniera analoga per smartphone e tablet – saranno necessari ulteriori studi per confermare i dati iniziali capire quanto un algortimo del genere riesca a discriminare tra pazienti in diversi stadi della malattia. Se così fosse potremmo immaginare un nuovo strumento a supporto della diagnosi precoce del Parkinson, quando ancora i sintomi sono lievi e magari intervenire tempestivamente con le terapie.

Via: Wired.it

Credits immagine: Oliver Beattie/Flickr CC

 

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