L’Hiv si può far “morire di fame”

Il virus dell’Hiv potrebbe essere fermato “tagliandogli i viveri”. L’agente patogeno che causa l’Aids quando infetta una persona si insedia all’interno dei linfociti T Cd4, un sottogruppo di globuli bianchi. Al loro interno il virus avvia il proprio processo replicativo, richiamando una grande quantità di glucosio e altri nutrienti per fornire alla cellula l’energia necessaria a costruire le copie del virus. Proprio questa voracità potrebbe rappresentare un punto debole dell’agente patogeno, che i ricercatori potrebbero sfruttare per mettere a punto una terapia valida.

Il virus dell’Hiv è molto difficile da combattere in conseguenza della sua spiccata capacità di mutare sfuggendo a molte delle terapie sperimentate finora. Il nuovo approccio arriva ora dalla Northwestern e dalla Vanderbilt University, entrambe statunitensi, come raccontano su Plos Pathogens. Gli scienziati hanno scoperto che è possibile intervenire nel percorso biochimico che si attiva all’interno dei linfociti, disattivando l’aumento di richiesta di nutrienti da parte dei linfociti. Il virus, sostanzialmente, viene ucciso lasciandolo morire di fame. Questa forma terapeutica potrebbe rivelarsi decisiva perché interessa un meccanismo biochimico fisso, che rimane uguale a se stesso, qualunque sia il ceppo di Hiv che si vuole combattere.

I ricercatori americani hanno capito che il primo passo che avvia l’entrata dei nutrienti all’interno delle cellula, comporta l’attivazione di una sostanza nota come fosfolipasi D1 (PlD1) che è coinvolta nei meccanismi di trasporto transmembrana dei linfociti. Secondo quanto affermato dagli autori dello studio, si tratta del primo tentativo in assoluto di questo tipo.

I test, che per il momento sono stati condotti con successo in vitro, hanno utilizzato un farmaco sperimentale che inceppa il meccanismo d’azione di PlD1. “La sostanza che abbiamo messo alla prova – spiega Harry Taylor, docente presso la facoltà di medicina della Northwester e componente del team di ricercatori – potrebbe entrare a far parte di un nuovo cocktail di farmaci che migliorino l’efficacia dei trattamenti che abbiamo oggi a disposizione. Bloccare la replicazione del virus costituirebbe una vittoria essenziale, dal momento che gli altri aspetti della biologia dell’Hiv vanno incontro a continui mutamenti, schivando gli attacchi dei farmaci”.

Riferimenti: Plos Biology DOI: 10.1371/journal.ppat.1004864

Credits immagine: Microbe World/Flickr

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