L’evoluzione dei vaccini

Troppe vaccinazioni tutte insieme e troppo presto. Questo il timore di molti genitori, quando arriva il momento per il loro bimbo di ricevere il vaccino esavalente. I nuovi vaccini polivalenti fanno un po’ paura: la prospettiva di farsi inoculare 6 vaccini in contemporanea, pur se nella stessa fialetta, non sembra molto allettante. Forse però pochi sanno che molti dei primi vaccini messi in commercio nella storia erano già polivalenti (non tutti). Il primo vaccino approvato per l’influenza, approvato in America nel 1945, era rivolto a 3 ceppi della malattia (trivalente), mentre il primo vaccino che combinasse malattie diverse (difterite, tetano e pertosse) è del 1948. I vaccini contro la polio, sia il vaccino inattivato del 1955 che quello orale del 1961, sono nati direttamente come trivalenti. Gli stessi vaccini contro morbillo (1963), parotite (1967) e rosolia (1969), inizialmente sviluppati come monovalenti, sono stati incorporati in un unico vaccino nell’arco di soli due anni: il primo vaccino MPR è del 1971. Il vaccino contro lo pneumococco, già diretto contro 6 ceppi diversi al suo debutto nel 1947, è stato migliorato nell’arco del tempo fino a comprendere oggi ben 23 ceppi diversi: la somministrazione di altrettanti monovalenti, contando anche i 3 richiami necessari, sarebbe semplicemente impensabile. “Ecco perché di questi tempi nessuno si sognerebbe più di tornare alla produzione e somministrazione di monovalenti”, commenta Susanna Esposito. E il fatto che nonostante la popolazione sia da sempre soggetta alle vaccinazioni polivalenti con una frequenza di effetti indesiderati irrisoria ed enormi benefici ci aiuta a stare tranquilli.

Clicca sull’immagine per esplorare la timeline interattiva sulla storia dei vaccini

 

 

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Lavoro svolto in collaborazione con Dataninja per il Master in giornalismo e comunicazione istituzionale della scienza dell’Università di Ferrara. 

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Credits immagine: Daniel Paquet/Flickr CC

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