Un villaggio sulla Luna per rimpiazzare la Stazione spaziale

Un’intera base spaziale, costruita sulla Luna utilizzando polvere proveniente dal nostro satellite come materia prima, stampanti 3D e robot: si tratta del Moon Village, il progetto dell’Esa potenzialmente destinato a ‘rimpiazzare’ la Stazione spaziale internazionale entro il 2030, almeno secondo il direttore Jan Woerner, che ha anche sottolineato che si tratta di un passo fondamentale per permettere future missioni su Marte.

“Il Moon Village mi sembra il successore ideale della Stazione spaziale internazionale, soprattutto per quanto riguarda il ruolo svolto nell’esplorazione spaziale,” ha commentato Woerner, che da quando è diventato direttore dell’Esa, a luglio 2015, ha reso la missione lunare il progetto centrale dell’agenzia.

Il Moon Village sarebbe una collaborazione di diverse nazioni e agenzie spaziali: oltre alla Nasa e l’Esa sarebbero coinvolte anche Russia e Cina, oltre ovviamente alla partecipazione degli scienziati di tutto il mondo.

Grazie ai progressi della tecnologia delle stampanti 3D, sarà possibile costruire, utilizzando come materia prima il suolo lunare, vere e proprie strutture permanenti in grado di ospitare equipaggi umani, con una possibile data di inizio nei prossimi 5 anni (vedi Galileo: Basi lunari grazie alla stampa in 3D). Gli edifici sarebbero assemblati interamente da robot e preparati prima dell’arrivo degli astronauti sul satellite.

Ma quanto manca al ‘pensionamento’ della Stazione spaziale internazionale? Nel 2014, la Nasa ha annunciato di volerla mantenere in uso fino al 2024 (allungando di 4 anni la sua aspettativa di vita iniziale), nonostante le preoccupazioni espresse dagli altri stati partecipanti al progetto (Europa, Russia, Canada e Giappone) per quanto riguarda i costi che questo comporterebbe (la Russia si è anche mostrata interessata a costruire indipendentemente la propria stazione spaziale).

Proprio per mantenere lo spirito di una collaborazione globale per l’esplorazione spaziale, l’Esa ha sottolineato come il Moon Village avrebbe molteplici usi che gioverebbero a tutti i partecipanti: “Forse una nazione è più interessata alla ricerca scientifica, forse c’è un contribuente privato interessato all’estrazione mineraria, altri potrebbero voler usare la Luna come punto di partenza per ulteriori esplorazioni spaziali,” ha spiegato Woerner.

Qual è il prossimo passo? Una volta individuato il punto migliore per la costruzione sul nostro satellite, nazioni e agenzie partecipanti potranno decidere in che modo essere coinvolti e come prendere parte al progetto.

Riferimenti: Esa

Credits immagine: Michael Striegel/Flickr CC

1 commento

  1. Molti si domanderanno perché con le condizioni in cui si trova gran parte dell’umanità si possano spendere tanti soldi per andare nello Spazio.
    Il problema nel dare una risposta ad una domanda del genere dipende sopratutto dal fatto che bisogna distinguere i vantaggi a lungo termine da quelli a breve termine.
    Per quanto riguarda i vantaggi a lungo termine basta leggersi una decina di romanzi di fantascienza per trovarne almeno una ventina di inconfutabili.

    Più problematico trovare vantaggi a breve termine tali da giustificare la “conquista dello Spazio” mentre tanti bambini muoiono di fame e di malattia ogni anno.
    Personalmente credo che l’unico che abbia trovato una motivazione fortissima sia stato Isaac Asimov, nel suo libro “Catastrofi a scelta” ove nel capitolo in cui parla dello sviluppo delle biotecnologie fa notare:

    “Eppure, cosa succederebbe se, del tutto inavvertitamente, si producesse un batterio che produce una malattia? Potrebbe essere un’affezione contro cui il corpo umano non ha sviluppato alcuna difesa, poiché non l’avrebbe mai incontrata in natura. Una tale malattia potrebbe essere solamente noiosa o temporaneamente debilitante, ma che potrebbe essere anche mortale, che fungerebbe da Peste Nera, o peggio facendo strage dell’umanità.
    Le possibilità di una tale catastrofe sono molto piccole, ma il loro solo pensiero fece sì che un gruppo di scienziati che lavorava nel campo suggerisse, nel 1974, di prendere speciali precauzioni per impedire che microrganismi mutati deliberatamente finissero nell’ambiente. …….”
    “……Tuttavia, probabilmente questi esperimenti genetici, rappresenteranno un sollievo per molti, quando alla fine, assieme ad altri che appaiono altrettanto rischiosi, verranno condotti in laboratori in orbita attorno alla Terra. L’effetto isolante di migliaia di chilometri di vuoto interposto tra i centri abitati ed i batteri ed i possibili pericoli, ridurrebbe i rischi in misura incommensurabile”.
    Per cui, portando alle estreme conseguenze la logica del pensiero di Asimov, costruire una città sulla Luna dove portare tutte queste ricerche pericolose e gli scienziati addetti ai lavori (i quali preferiranno certamente la debole gravità lunare rispetto alla totale assenza di essa in un laboratorio orbitante) potrebbe essere la salvezza dell’Umanità.

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