Zika, il virus nel cervello di un feto

(Credits immagine:Conred Guatemala/Flickr CC)

Non è la prova definitiva del presunto legame tra infezione davirus Zika e microcefalia, ma lo studio pubblicato sul New England Journal of Medicine mostra che il virus può passare dalla madre a figlio e raggiungere il suo cervello. Evidenza preoccupante dal momento che il feto in questione presentava della anomalie a livello cerebrale, come microcefalia.

Il caso raccontato sulle pagine del Nejm si riferisce alle analisi compiute su una donna europea rimasta incinta nel febbraio del 2015 mentre si trovava a Natal, in Brasile dove soggiornava dal 2013. Poco dopo la donna si è ammalata, con un’infezione riferibile come da virus Zika (ma non confermata da test virologici) e qualche settimana dopo, durante i controlli per analizzare come proseguiva la gravidanza, sono emerse le prime anomalie fetali, tra cui microcefalia. La donna ha poi scelto di interrompere la gravidanza e dato il proprio consenso alla pubblicazione delle analisi compiute sul feto, che in seguito all’interruzione presentava come unica anomalia una “microcefalia prominente”, scrivono i ricercatori.

Scartati i sospetti per sindromi genetiche familiari, le osservazioni cliniche avevano già suggerito la presenza di un’infezione virale nel feto, confermata dai riscontri effettuati poi con l’autopsia. Negativi i testi per molti virus, quali quello della dengue, della febbre gialla e della rosolia, ma positivi per Zika: alti livelli di questo virus sono stati infatti osservati nei tessuti fetali cerebrali.

Cosa significa questo? Tecnicamente , come spiegano gli autori, “il caso della donna europea mostra che gravi danni fetali cerebrali sono associati a infezione da Zika con trasmissione verticale”. Che il virus potesse trasmettersi verticalmente era stato suggerito anche dalla sua presenza nel fluido amniotico di due feti diagnosticati con microcefalia.

In senso più ampio quanto trovato rafforza l’ipotesi dell’associazione biologica tra Zika e la microcefalia, aggiunge l’editoriale che accompagna l’articolo. Andando ad aggiungersi alle associazioni temporali e geografiche tra infezione e malformazioni cerebrali. Ma sono gli stessi autori a precisare che per confermare il sospetto che presenza del virus e la sua replicazione nel cervello causino microcefalia servano altri studi.

Per ora le indagini proseguono. I dati diffusi dal Brasile finora hanno confermato 404 casi (e scartati 709) di microcefalia degli oltre 4 mila segnalati dalla fine dell’anno. Tra i 404 casi segnalati in 17 è stata rinvenuta la presenza del virus.

Via: Wired.it

Credits immagine:Conred Guatemala/Flickr CC

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