Breakthrough StarShot, la missione interstellare di Hawking e Zuckerberg

Breakthrough StarShot
(Immagine: Eso)
Breakthrough StarShot
(Immagine: Eso)

Portare l’essere umano su Marte? Costruire una colonia sulla Luna? Catturare un asteroide? Far atterrare un razzo in verticale per poi riutilizzarlo? Bazzecole. Almeno rispetto all’arditissima idea appena annunciata da un’équipe di scienziati e imprenditori, coordinata da Stephen Hawking, Mark Zuckerberg e dal miliardario russo Yuri Milner: il nome del progetto è Breakthrough StarShot, e il suo obiettivo è di compiere il primo vero viaggio interstellare, portando una flotta di navicelle robotiche, della dimensione di uno smartphone, in prossimità di Alpha Centauri, il sistema stellare più vicino al Sole. Un incredibile cammino di ben 4,37 anni luce (41mila miliardi di chilometri) che sarebbe coperto in appena 20 anni. Niente male, se si tiene conto che l’oggetto (artificiale) più lontano dalla Terra, attualmente, è la sonda Voyager 1, lanciata nel 1977, che in quasi vent’anni ha percorso appena 18 ore luce.

I dettagli della missione sono, se possibile, ancora più incredibili. Sostanzialmente, un’astronave madre dovrebbe decollare e rilasciare nello Spazio una flotta di un migliaio di sonde miniaturizzate. Queste, poi, spiegherebbero le proprie minuscole vele e si metterebbero in marcia verso Alpha Centauri, sospinte da una serie di raggi laser inviati direttamente dalla Terra, a una velocità di 50mila chilometri al secondo, pari a circa un quinto rispetto a quella della luce. Tempo vent’anni e le sonde superstiti arriverebbero in vista della stella, per inviarci preziosissime immagini e rilevazioni. Il costo totale della missione, secondo quanto si legge sul sito ufficiale, varia tra i 5 e i 10 miliardi di dollari, di cui Milner si è impegnato a coprire 100 milioni per la prima fase di ricerca e sviluppo, aprendo la caccia a futuri investitori.

A dirigere operativamente il progetto sarà Pete Worden, ex direttore dello Ames Research Center della Nasa, che si avvarrà della collaborazione di Avi Loeb, astronomo di Harvard, Martin Rees, astronomo britannico, Saul Perlmutter, premio Nobel per la fisica 2011, Freeman Dyson, matematico dello Institute for Advanced Study di Princeton, e altri. Stando a quanto ha dichiarato Worden, inoltre, anche l’Agenzia spaziale europea è stata messa al corrente della missione per eventuali collaborazioni future. Che saranno certamente indispensabili, data l’enorme portata economica e tecnologica dell’impresa.

La sfida più difficile (e costosa) è quella della costruzione delle sorgenti laser che dovrebbero alimentare le vele: secondo Loeb, la fonte di energia potrebbe essere un elemento radioattivo come l’americio, che dovrebbe generare la potenza di 100 gigawatt per accelerare le sonde fino a un quinto della velocità della luce. La stessa potenza necessaria per far decollare uno Space Shuttle. E cento volte quella prodotta da una centrale nucleare. Le sorgenti laser, inoltre, dovrebbero essere perfettamente allineate e sincronizzate: un minimo errore manderebbe a monte l’intera missione. Ma Hawking e compagni sono convinti si possa fare. È quello che speriamo tutti.

Via: Wired.it

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here