Così il cervello collega i ricordi tra loro

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(Credits: NICHD/Flickr CC)

Come fa il nostro cervello a collegare due ricordi distinti? Su questa domanda si basa lo studio, pubblicato su Nature, di un team di ricercatori statunitensi che hanno osservato l’attività cerebrale in topi a cui venivano fatti ripescare ricordi acquisiti in precedenza. Gli scienziati hanno quindi scoperto che ricordi acquisiti a breve distanza vengono recuperati contemporaneamente nei topi giovani, mentre in quelli più vecchi questo non succede. Infatti, con l’invecchiamento, i neuroni diminuiscono la capacità di eccitarsi e l’apprendimento ne risente. Quando però l’eccitabilità viene indotta, anche i topi più attempati recuperano la capacità di collegare i ricordi.

“Finora, i neuroscienziati si sono concentrati su come il cervello crea e immagazzina i singoli ricordi” ha spiegato Alcino Silva, coordinatore della ricerca “Ma nel mondo reale i ricordi non sono isolati. Le esperienze passate influenzano le nostre decisioni e la formazione di nuovi ricordi”. Per capire come funziona il collegamento dei ricordi, i ricercatori hanno usato dei topi e un esperimento piuttosto articolato.

Innanzitutto hanno progettato tre scatole, ognuna con caratteristiche diverse, quali l’odore e la luce. Nella prima fase, dei topi giovani sono stati messi nella prima scatola separatamente, ognuno per 10 minuti. Dopo una settimana, ogni topo è stato fatto entrare per altri 10 minuti nella seconda scatola e, infine, dopo 5 ore dalla seconda scatola, i topi sono stati messi nella terza scatola, dove hanno ricevuto una scossa. Passati due giorni, i ricercatori hanno messo i topi nuovamente in tutte e tre le scatole. Come previsto, nella terza scatola i topi si irrigidivano, collegandola alla scossa subita. Sorprendentemente, però, lo stesso avveniva anche nella seconda scatola. Servendosi di uno speciale mini microscopio (battezzato Miniscope) montato sulle teste dei topi, i ricercatori sono riusciti ad osservare l’attività dei neuroni durante l’esperimento. “Abbiamo osservato che alcuni dei neuroni in cui era immagazzinato il ricordo della terza scatola erano gli stessi coinvolti nel ricordo della scatola precedente” ha affermato Denise Cai, ricercatrice che ha preso parte allo studio. Quindi ricordi acquisiti in breve tempo l’uno dall’altro sono diventati interconnessi e, nell’accedere a uno di questi, il cervello richiama anche l’altro.

L’esperimento è stato poi ripetuto con topi più vecchi, con risultati diversi. In questo caso, infatti, i topi si irrigidivano solamente nella scatola dove avevano ricevuto la scossa. Uno sguardo al microscopio ha confermato che in questi topi i ricordi venivano immagazzinati in neuroni diversi.

L’ipotesi dei ricercatori è che l’efficienza nell’immagazzinamento, e di conseguenza, del collegamento dei ricordi aumenta quando i neuroni sono eccitati. Con l’età però i neuroni perdono la capacità di eccitarsi e ciò comporta ad un apprendimento meno efficiente.

Ma la situazione è irreversibile? Pare di no. Infatti, i ricercatori hanno provato ad aumentare sperimentalmente l’eccitabilità dei neuroni dei topi più vecchi, ripetendo poi l’esperimento. Stavolta, i topi hanno reagito come i giovani, immobilizzandosi anche nella scatola precedente a quella in cui era stata loro data la scossa, a dimostrare che l’eccitabilità dei neuroni permette anche ai cervelli meno giovani di collegare i ricordi in modo efficiente.

Riferimenti: Nature Doi: 10.1038/nature17955

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