Dall’aborto all’eutanasia, tutte le battaglie di Marco Pannella

Credits: Jollyroger/Wikipedia

Giacinto Marco Pannella, leader storico del Partito radicale italiano, si è spento oggi a Roma all’età di 86 anni. Era stato ricoverato ieri e sottoposto a sedazione per i dolori. Tra i più longevi attori della scena politica italiana, negli ultimi cinque decenni ha abbracciato, e vissuto da protagonista, praticamente tutte le battaglie civili combattute nel nostro paese: da quelle per il divorzio e l’aborto degli anni ’60 e ’70, fino a quelle più recenti per la depenalizzazione delle droghe, contro l’accanimento terapeutico, per il diritto all’eutanasia, e in difesa dei diritti dei carcerati. In tanti anni, le sue armi sono state sempre quelle della nonviolenza, e quindi la disobbedienza civile, i sit-in, la sua impressionante capacità comunicativa, e gli scioperi della sete e della fame, che ha continuato a fare fino all’ultimo, nonostante quattro bypass al cuore, due tumori e una salute sempre più cagionevole. Le condizioni del leader radicale, in particolare, erano peggiorate negli ultimi mesi, e il mondo della politica gli si era stretto accanto.

La sua è la storia di un amore per la politica forte e precoce. Si iscrive infatti al Partito liberale italiano (Pli) già ai tempi del liceo, e negli anni dell’università diventa presidente dell’Unuri, l’Unione nazionale degli studenti universitari. I suoi interessi e valori sono da sempre eclettici, troppo vari per rimanere incasellati a lungo nelle ideologie dei grandi partiti. Per questo dopo la laurea esce dal Pli, e fonda insieme ad un piccolo gruppo di intellettuali e giornalisti il Partito radicale, di cui assume la segreteria nel 1963. Due anni dopo comincia la prima delle sue lunghe battaglie, quella per il divorzio. In questa occasione Pannella sperimenta quella che diventerà una delle caratteristiche principali di tutta la sua azione politica, l’appello diretto alla popolazione, all’opinione pubblica, per scavalcare le reticenze di un parlamento ancora ancorato a costumi già vecchi nella società italiana degli anni ’60. Una strategia che porta avanti con il Pri e attraverso la fondazione della Lega italiana divorzio (Lid), e che nel 1970 costringe il parlamento a capitolare, approvando la legge sul divorzio, la cosiddetta legge Fortuna-Baslini.

Negli anni ’60 inizia anche il suo impegno nei movimenti per la pace, che si sviluppa attraverso un intenso dialogo con Aldo Capitini (fondatore del Movimento nonviolento) sul significato e sulle forme della nonviolenza. Nel 1966 viene arrestato a Sofia, dove si era recato per protesta contro l’invasione della Cecoslovacchia, e nello stesso anno mette in piedi anche il primo grande digiuno gandhiano, condotto assieme a numerosi altri militanti nonviolenti. Negli anni ’70 è la volta della legge sull’interruzione di gravidanza, approvata nel 1978 (il testo finale della 194 però è troppo poco libertario, e negli anni successivi i radicali si impegnano più volte per cercare di abolire qualunque restrizione al diritto delle donne di ricorrere all’aborto), e delle battaglie per legalizzare le droghe. Per manifestare in favore della depenalizzazione del consumo di cannabis, nel 1975 Pannella adotta uno dei primi atti di disobbedienza civile che lo renderanno poi celebre: si fa infatti arrestare, autodenunciandosi per aver fumato uno spinello.

Nel 1976 entra in Parlamento, rimanendo deputato fino al 1992, e dal 1979 è anche europarlamentare (l’ultima volta è stato eletto nel 2004). Nei quattro decenni successivi si impegna quindi in difesa dei carcerati, dell’abolizione della pena di morte in tutto il mondo, contribuisce alla nascita delle liste Verdi italiane (a cui ha donato il simbolo del sole che ride), e promuove moltissimi referendum, come quelli anti-caccia, quelli contro il nucleare, quello per l’abolizione dell’ergastolo e quello per abolire il finanziamento pubblico ai partiti. Nel 2001 partecipa alla nascita dell’Associazione Luca Coscioni, organizzazione che si batte per la libertà di cura e per i diritti dei malati, per il diritto al rifiuto dell’accanimento terapeutico e per l’eutanasia.

A renderlo celebre negli anni, oltre al forte impegno politico, sono stati certamente anche i frequenti scioperi della fame (il più lungo è stato quello che portò avanti dal 20 aprile al 19 luglio 2011 per chiedere un’amnistia per i carcerati italiani) e i tanti provocatori gesti di disobbedienza civile. Come nel 1995, quando regalò 200 grammi di hashish ad Alda D’Eusanio, in diretta su Rai 2.

via Wired.it

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