Ogm, la lettera dei Nobel contro Greenpeace

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(credits: cristy sotelo/Flickr CC)
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(credits: cristy sotelo/Flickr CC)

109 firme, tutte di premi Nobel, per chiedere a Greenpeace di cessare l’opposizione all’introduzione di una varietà di riso geneticamente modificato (ogm) in modo da ridurre nei consumatori la carenza di vitamina A, una grande causa di cecità e morte prematura tra i bambini dei paesi in via di sviluppo.

La campagna, come racconta il Washington Post, è stata organizzata da Richard Roberts, capo dell’ufficio scientifico di New England Biolabs, assieme a Phillip Sharp, premio Nobel per la medicina nel 1993 per la scoperta di particolari sequenze di dna dette introni. La lista completa dei firmatari è disponibile qui.

I firmatari, non pochi, se si tiene conto che attualmente sono in vita 296 premi Nobel, scrivono: “Chiediamo a Greenpeace e ai suoi sostenitori di riesaminare le testimonianze di agricoltori e consumatori in tutto il mondo a proposito dei raccolti e degli alimenti migliorati grazie alle biotecnologie, di riconoscere le scoperte delle istituzioni scientifiche e l’attività delle agenzie regolatorie e di abbandonare le campagne contro gli ogm in generale e contro il golden rice in particolare”. Greenpeace, dal canto suo, non ha ancora risposto.

“Stando alle stime dell’Organizzazione mondiale della sanità, sono 250 milioni le persone in tutto il mondo che soffrono di carenza di vitamina A, tra cui il 40% dei bambini sotto i cinque anni che vivono in paesi in via di sviluppo”, scrivono gli scienziati nella lettera. “L’Unicef, inoltre, ha recentemente stimato che colmando tale carenza – che compromette drammaticamente il sistema immunitario – si potrebbero salvare tra uno e due milioni di vite umane ogni anno. La carenza di vitamina A, tra l’altro, porta anche mezzo milione di bambini l’anno alla cecità completa. La metà di loro muore entro dodici mesi dalla perdita della vista.

L’introduzione del Golden Rice nella dieta potrebbe, per l’appunto, colmare la carenza di vitamina A. Al momento, il consenso della comunità scientifica sull’utilizzo di prodotti geneticamente modificati è abbastanza ampio: un rapporto pubblicato recentemente dagli esperti delle National Academies of Sciences, Engineering and Medicine (ve ne abbiamo parlato anche noi) aveva certificato che non emergerebbero “prove sostanziali” di differenze nei rischi per la salute umana derivanti dal consumo di prodotti geneticamente modificati e coltivati tradizionalmente, né “prove conclusive di causa-effetto” di problemi ambientali.

Gli autori del lavoro, tuttavia, hanno anche ribadito che è ancora “troppo presto” per trarre qualsiasi conclusione, positiva o negativa, sull’effetto delle nuove tecnologie di ingegneria genetica, come la famosa Crispr/Cas9, su salute e ambiente. Lo scenario, insomma, è estremamente complesso. E nel frattempo fame e carenza di vitamina A continuano a mietere vittime.

Via: Wired.it

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