Zika, il virus potrebbe colpire anche il cervello degli adulti

Zika
(Immagine: Pixabay)
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Terminate le preoccupazioni per le Olimpiadi di Rio, e mentre il mondo è ancora in attesa di un vaccino, il virus Zika torna a far parlare di sé. E stavolta purtroppo le notizie che arrivano dalla comunità scientifica non sono le migliori: stando a uno studio appena pubblicato su Cell Stem Cell da un’équipe di ricercatori del La Jolla Instiute alla University of California, San Diego e di altri istituti, infatti, il virus potrebbe danneggiare anche il cervello degli adulti, in modo simile a come colpisce quello dei feti, causando l’insorgenza di microcefalia. Si tratta del primo studio che esamina gli effetti del virus Zika sul cervello adulto.

“Stando a quello che abbiamo scoperto”, ha spiegato Joseph Gleeson, coautore dello studio, “il contagio con virus Zika da adulti potrebbe non essere così innocuo come si crede”. In particolare, gli scienziati hanno testato gli effetti del virus su cervelli di topi, per capire se ci fossero eventuali differenze tra adulti e feti. In particolare, gli scienziati hanno osservato che il virus può aggredire e danneggiare le cellule staminali neuronali, presenti sia nel cervello dei feti che, in quantità molto minori, anche in quello degli adulti. Tali cellule, in particolare, servono a “sostituire” i neuroni danneggiati. “Zika può entrare nel cervello adulti e portarvi il caos”, ha commentato Sujan Shresta, un altro degli autori del lavoro, “anche se la maggior parte degli adulti mostra solo raramente sintomi palesi”, come mal di testa, febbre, occhi rossi e dolori articolari. “Negli adulti, l’effetto del virus è più sottile rispetto ai feti, ma per lo meno adesso sappiamo quali sintomi cercare”.

Nel frattempo, a Miami è stato appena identificato un nuovo focolaio di infezioni, con diversi casi di “trasmissione locale”. Stando al New York Times, sarebbero 25 le persone finora contagiate nell’area. Al momento non ci sono casi di sindrome di Gullain-Barré (malattia che può insorgere in 1 caso su 4mila contagi) né di altre conseguenze dell’infezione.

Via: Wired.it

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