Perché gli uccelli di mare mangiano la plastica?

uccelli plastica
(Credits: J.J. Harrison)
uccelli
(Credits: J.J. Harrison)

La plastica, il materiale che ha rivoluzionato il Ventesimo secolo, è ormai un problema che si misura in milioni di tonnellate cubiche sospese sugli oceani di tutto il mondo, con effetti devastanti sulla fauna marina. Eppure sono pochi gli studi che cercano di spiegare il perché animali tanto diversi possano scambiare la plastica per le loro naturali prede. Se lo sono chiesti però Matthew S. Savoca e il suo team di ricerca dell’Università della California di Davis. Il loro studio, pubblicato su Science Advances, sorpassa l’idea diffusa che si tratti sempre di un errore visivo a trarre in inganno gli uccelli marini, considerando invece che la vista non è l’unico senso in gioco nei rapporti trofici: nell’ambiente marino queste interazioni sono spesso mediate da segnali chimici, come il dimetilsolfuro (DMS), un vero e proprio richiamo per chi è alla ricerca di cibo, ma fuorviante a volte.

Il progetto di ricerca di Savoca è partito da questa domanda: è possibile che i detriti plastici in mare producano segnali chimici ingannevoli? Per capirlo i ricercatori hanno usato tre tipi di plastica tra le più comuni – polietilene ad alta densità (HDPE), polietilene a bassa densità (LDPE) e propilene (PP) – e li hanno posti in mare, assicurandosi di poterli ripescare una volta terminato lo studio. L’idea era quella di capire se la loro esposizione all’ambiente marino potesse determinare la produzione e la diffusione di DMS. Questa sostanza solitamente viene prodotta dal fitoplancton una volta predato dallo zooplancton, di cui si cibano diversi uccelli di mare. Di fatto quindi i DMS funziona come un indizio olfattivo della presenza di cibo.

Analizzando le sostanze prodotte dopo un solo mese in mare, i riercatori hanno scoperto che tutti i tipi di materiale analizzati hanno acquisito la “maschera chimica” che li rende (falsamente) appetibili. Ovvero, emettevano DMS. Tra gli organismi più sensibili a questo inganno, ci sono diverse specie di uccelli marini appartenenti all’ordine dei Procellariformi, animali che contano molto sull’olfatto durante la caccia di prede e di cui fanno parte uccelli come gli àlbatri e le berte. Il gruppo di Savoca ha inoltre scoperto che le specie sensibili al dimetilsolfuro ingeriscono cinque volte più plastica rispetto a quelle che non rispondono a questo segnale chimico.

“Questo studio è un punto di partenza;” sostiene Matthew Savoca, “far luce su un aspetto chiave dei meccanismi di diffusione dei detriti plastici nella rete trofica marina, permetterà di focalizzarsi sulle strategie di mitigazione dell’impatto, non solo necessarie ma urgenti”.

Riferimenti: Science Advances

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here