Le scimmie di tutto il pianeta sono in pericolo

Credits: in senso orario dal centro the black and white snub-nosed monkey (photo: Paul Garber), the ring-tailed lemur (photo: Matthias Appel), the golden snub-nosed monkey (photo: Paul Garber), the mountain gorilla (photo: Ruggiero Richard) and the northern white-cheeked gibbon (photo: Fan Peng-Fei).
Credits: in senso orario dal centro the black and white snub-nosed monkey (photo: Paul Garber), the ring-tailed lemur (photo: Matthias Appel), the golden snub-nosed monkey (photo: Paul Garber), the mountain gorilla (photo: Ruggiero Richard) and the northern white-cheeked gibbon (photo: Fan Peng-Fei).

 

Deforestazione selvaggia legata a pratiche agricole, estrazione mineraria e di combustibili fossili, caccia e commercio illegale. Sono queste le principali minacce per la sopravvivenza degli animali a noi più simili, i primati non-umani. Tarsi, lemuri, scimmie: le popolazioni del 75% delle specie di primati sono in declino, e più della metà delle specie ormai è a rischio estinzione. Questi gli allarmanti contenuti del report pubblicato su Science Advances da una collaborazione internazionale di scienziati che vuole portare all’attenzione di governi, educatori e di tutti noi il grave pericolo che incombe sui nostri cugini.

Perché i primati sono importanti, e perché è fondamentale riuscire a salvarli? Le ragioni sono molteplici, spiegano gli autori del report, di natura ecologica, culturale ed economica. I primati sono necessari all’equilibrio degli habitat, indispensabili per l’impollinazione e per la diffusione di semi di piante da frutto, molte delle quali importanti per le economie locali, ma non solo. In Amazzonia, il crollo delle popolazioni di scimmie ha alterato le dinamiche di rigenerazione della foresta, compromettendone il potenziale di cattura di anidride carbonica, con implicazioni ecologiche su larga scala.

Inoltre, soprattutto nel Sud-Est Asiatico, le scimmie sono figure centrali nel folklore e nelle religioni di diverse comunità, che risulterebbero impoverite dalla loro scomparsa. Non solo culturalmente: i “templi delle scimmie” induisti, ad esempio, luoghi di culto tradizionali del dio-scimmia Hanumān, sono oggi meta di turismo.

Infine, i primati sono i nostri parenti più prossimi, dal punto di vista evolutivo, e gli studi nel loro habitat su comportamento, struttura sociale, processi cognitivi, sono fondamentali per conoscere meglio la nostra specie.

In questo quadro così tetro, gli autori del report intravedono tuttavia uno spiraglio positivo: “Brasile, Indonesia, Madagascar e Congo ospitano da sole i 2/3 delle specie di primati – dichiara l’antropologo Paul Garber, della University of Illinois at Urbana-Champaign, co-direttore della ricerca insieme ad Alejandro Estrada dell’Universidad Nacional Autonoma de Mexico – agendo ora è possibile fermare e forse anche invertire il trend di estinzione globale”. Per salvaguardare i primati, accanto all’ampliamento delle aree protette, gli studiosi suggeriscono misure per ridurre la povertà delle popolazioni umane, attraverso contenimento delle nascite, sviluppo di economie sostenibili, accesso delle donne all’educazione. L’importante comunque è iniziare ad agire: i nostri cugini sono in pericolo, e salvarli è a beneficio di tutti.

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