Come riusciamo a vedere senza interruzioni sbattendo le palpebre?

palpebre
(Foto via Pixabay)

Ogni pochi secondi, le nostre palpebre si chiudono automaticamente e i nostri occhi si ritirano nelle orbite. Allora, perché non vediamo una sorta di buio “intermittente”, ma anzi, al contrario, la visione resta perfettamente continua?

Ad aiutarci sarebbe il nostro cervello, che compie un lavoro extra per stabilizzare la vista e compensare così queste piccole pause di buio. A dimostrarlo è una nuova ricerca dell’Università della California di Berkeley, che su Current Biology, dimostra che a ogni battito di ciglia, quando lubrifichiamo gli occhi e li proteggiamo da sostanze irritanti, il nostro cervello riposiziona i bulbi oculari in modo tale da permetterci di rimanere concentrati su quello che stiamo vedendo.

In particolare, gli scienziati hanno notato che dopo che gli occhi si ritirano nelle orbite, durante la chiusura delle palpebre, le pupille non sempre tornano nello stesso posto: un disallineamento che induce il cervello ad attivare i muscoli oculari per riallineare il nostro sguardo su ciò che stavamo osservando prima del battito di ciglia.

“I nostri muscoli oculari sono molto lenti e imprecisi, e il cervello ha bisogno di adattare costantemente i propri segnali motori per assicurarsi che i nostri occhi siano rivolti nella posizione giusta”, spiega Gerrit Maus, uno degli autori dello studio. “I nostri risultati suggeriscono, quindi, che il cervello misura la differenza di ciò che vediamo, prima e dopo il battito, e comanda i muscoli oculari per compiere le correzioni necessarie”.

Per capirlo, il team di scienziati ha coinvolto una dozzina di partecipanti a quello che Maus scherzosamente ha definito come “l’esperimento più noioso di sempre”: i partecipanti, infatti, sedevano in una stanza buia, fissando un punto luminoso su uno schermo, mentre le telecamere a raggi infrarossi monitoravano i loro movimenti oculari.

Ogni volta che i partecipanti chiudevano gli occhi, il puntino veniva spostato di un centimetro. E se i partecipanti hanno riferito di non essere riusciti a notare questo sottilissimo cambiamento, la telecamera ha osservato microscopici riposizionamenti delle pupille, il che indica che il loro cervello, invece, registrava il movimento, imparando così a riposizionare gli occhi sul punto corretto.

“Anche se i partecipanti non hanno consapevolmente registrato che il puntino si era mosso, il loro cervello lo ha fatto e ha regolato il movimento oculare”, ha detto Maus. “Questi risultati sono un’ulteriore conferma del fatto che il cervello si adatta continuamente ai cambiamenti, comandando i nostri muscoli per correggere gli errori nel proprio hardware dei nostri corpi”.

Via: Wired.it

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