Nespoli su Life: “Il primo alieno che incontreremo potrebbe essere come Calvin”

C’è vita nello Spazio oltre quella terrestre? Nel caso, c’è da sperare che non abbia l’aspetto e, soprattutto, il brutto carattere dell’alieno del film “Life, non oltrepassare il limite” che qualche giorno fa è stato proiettato in anteprima presso la sede dell’Agenzia spaziale italiana (Asi) e ormai in tutte le sale italiane. La proiezione del film è stata preceduta da una discussione sulla possibilità della vita extraterrestre a cui hanno partecipato due esperti dell’Asi, Barbara Negri, responsabile esplorazione nell’Universo e Gabriele Mascetti, responsabile volo umano e Stazione spaziale internazionale e l’astronauta italiano Paolo Nespoli in collegamento da Houston, dove si sta preparando per il suo terzo volo verso la Stazione spaziale internazionale.

Nespoli era l’ospite perfetto perché la sua prossima missione si chiamerà proprio Vita, acronimo di vitality, innovation, technology e ability, come ha ricordato anche Anna Sirica, Direttore generale dell’Asi, introducendo la proiezione. Ci si augura che la sua permanenza a bordo della Iss sia più tranquilla di quella dei sei astronauti che nel film si trovano a fare i conti con “Calvin”, un organismo che arriva sulla Stazione direttamente da Marte, dove è stato prelevato da una sonda. Il film, che potremmo definire, con una sintesi magari un po’ brutale, un “Gravity” con l’aggiunta di un alieno molto nervoso, è stato diretto da Daniel Espinosa e nel cast vede come protagonisti Jake Gyllenhaal, Rebecca Ferguson e Ryan Reynolds. Non si può dire che sia un capolavoro ma è comunque esteticamente apprezzabile (il piano sequenza iniziale è magnifico) e riesce ad mantenere alta l’attenzione per la maggior parte dei 103 minuti di durata. È un buon thriller, in fondo, con una spruzzata splatter.

L’anteprima del film è stata l’occasione perfetta per parlare dei piani futuri dell’esplorazione di Marte che vedono l’Italia come Asi e come membro dell’Agenzia spaziale europea (Esa), in primo piano. “Nel 2020”, ha spiegato Barbara Negri, partirà la missione Exomars 2020 che vedrà un nuovo, evoluto, rover percorrere la superficie di Marte. A bordo avrà strumenti in grado di perforare e analizzare il suolo del Pianeta rosso fino a due metri di profondità, scendendo ben oltre la fascia di terreno che è stato sterilizzato dalla radiazioni. “Le missioni spaziali attuali e future” ha ricordato “hanno anche lo scopo di fare luce sullo sviluppo della vita sulla Terra. Le missioni su Marte, ma anche quelle verso le comete e gli asteroidi, hanno lo scopo di cercare gli elementi e le condizioni necessarie alla vita al di fuori del nostro pianeta”.

Sulla Terra la vita è protetta dal campo magnetico e dall’atmosfera. Il primo su Marte è del tutto assente, mentre la seconda è ridotta a un esile strato di gas. In questo senso la Iss rappresenta un avamposto dove sperimentare la tecnologia che sarà necessaria per arrivare, soggiornare e tornare vivi e sani dalle missioni marziane. “Abbiamo a che fare con un’impresa epocale”, ha spiegato Mascetti, che avrà bisogno della collaborazione di molte nazioni del mondo, esattamente come sta avvenendo oggi sulla Stazione spaziale. Questa si trova nella bassa orbita terrestre. Per andare oltre bisognerà spendere molto di più e imparare a gestire le radiazioni e risolvere i problemi legati al trasporto del materiale e del carburante per i veicoli e del cibo, l’acqua, l’ossigeno e gli habitat necessari agli astronauti. Oggi non siamo ancora pronti ma grazie anche al lavoro svolto a bordo della Iss ci stiamo avvicinando a esserlo”.

Durante il collegamento Paolo Nespoli ha ipotizzato che questi traguardi potranno essere raggiunti nel giro qualche decennio. “Quando ci riferiamo alle distanze nello Spazio” ha ricordato l’astronauta italiano, “spesso non comprendiamo a fondo quanto siano immense. La Iss si trova appena a 400 km di quota e lo stesso Marte deve essere considerato appena dietro l’angolo di casa nostra. Tuttavia anche arrivare su quel pianeta per noi vorrà dire aver fatto tantissimo. Incontrare una forma di vita non terrestre è il desiderio di tutti gli astronauti. La fantascienza ci ha abituato ad alieni umanoidi ma nulla vieta che il primo incontro possa essere con qualcosa di simile a Calvin, che si sviluppa da una singola cellula. A differenza di quanto si vede nel film, tuttavia, a bordo della Stazione spaziale non è stato predisposto alcun protocollo per la gestione di un eventuale incontro. Sono sicuro che però questo scenario sarà affrontato e pianificato una volta che l’esplorazione umana di Marte sarà cominciata davvero”.

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