Quei giorni bui non sono perduti

medicina narrativa cronicità

di Stefania Polvani

Ho chiuso gli occhi stasera. Ho immaginato il mare, un blu cobalto, il suo rumore, il suo profumo. A lungo. È tutto così bello, trovo pace nell’estetica e nella serenità di ciò che percepisco e che sperimento.
Poi chiudo gli occhi di nuovo, cerco di nuovo il mare e tento di immaginare cos
a proverei se non fossi sicura che i muscoli delle mie palpebre, per via di contrazioni involontarie, si volessero riaprire. E se non potessi tornare alla realtà quando desidero? Mi coglie la paura.
Gli occhi di Paola Emilia non accettano regole, tutto comincia così. Per strada o davanti al computer si chiudono, quando vogliono loro; si riaprono miracolosamente in occasioni che piano piano diventano prevedibili, ma non cedono a inganni. Il blefarospasmo non solo è un disturbo poco diffuso ma ha anche qualcosa di veramente singolare e anomalo. Gli occhi sembrano esser parte di un altro corpo, nemico per giunta, ti lasciano all’improvviso al buio.

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