Dove vanno le balene di Lampedusa?

    Presto conosceremo un po’ meglio le abitudini e le caratteristiche delle balene che abitano i nostri mari. Merito di un progetto finanziato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e l’International Whaling Commission, che in stretta collaborazione con l’Istituto Tethys e l’Area Marina Protetta Isole Pelagie sta attualmente conducendo una campagna di telemetria satellitare della balenottera comune al largo dell’isola di Lampedusa. Lo scopo è quello di identificare lo stock di appartenenza degli esemplari presenti, e di raccogliere preziose informazioni sui loro spostamenti nelle acque del Mediterraneo.

    “Ad oggi abbiamo marcato due balenottere comuni” spiega Simone Panigada, Vice-Presidente dell’Istituto Tethys e responsabile scientifico del progetto. “I due individui, a cui abbiamo applicato il trasmettitore satellitare 12 giorni fa, sono rimasti nei pressi dell’isola, spostandosi tra Lampione e la Secca di Levante. Ora sembra che le due balenottere si stiano spostando verso ovest, forse per lasciare l’area di Lampedusa. Abbiamo avvistato diverse balenottere impegnate in attività di alimentazione, comportamento che solo in queste acque viene regolarmente osservato, grazie alle elevate concentrazioni di prede – il krill Nyctiphanes couchii – in superficie”

    La marcatura degli esemplari nel Bacino meridionale del Mediterraneo e nel periodo invernale-primaverile, rappresenta, inoltre, un’importante opportunità di raccolta di informazioni scientifiche finora inedite sui movimenti su piccola scala della specie in queste zone. Lo scopo del progetto è anche di ottenere ulteriori informazioni sull’esistenza di eventuali siti di riproduzione finora sconosciuti, sull’entità degli scambi tra i vari bacini mediterranei, e sulle rotte migratorie. In questo modo sarà possibile individuare aree che necessitano di una protezione speciale (analogamente al Santuario Pelagos, istituito per i cetacei nel Mediterraneo settentrionale). Le rotte migratorie possono inoltre fornire informazioni importanti per azioni di mitigazione; ad esempio, in combinazione con i dati del traffico navale potrà essere possibile sviluppare delle misure per ridurre il rischio di collisioni con le imbarcazioni – una gravissima minaccia per i grandi cetacei e per la balenottera comune in particolare in Mediterraneo.

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    Il progetto si avvale della collaborazione di ricercatori dell’Istituto Tethys, dell’Ispra, dell’Università di Siena, dell’Area marina Protetta Isole Pelagie e del Noaa (la statunitense National Oceanic and Atmospheric Administration). Il progetto si prefigge inoltre di fornire supporto all’attuazione da parte dell’Italia della Direttiva 2008/56/EC per quanto concerne le attività di monitoraggio finalizzate al raggiungimento del buono stato ambientale (Ges) dei mari italiani, come previsto dalla Direttiva stessa.

    Gli strumenti sviluppati e le conoscenze acquisite tramite questo progetto rappresenteranno un contributo importante, in quanto la balenottera comune può essere considerata un indicatore del raggiungimento, mantenimento o recupero del Ges.

    Credits immagine: Istituto Tethys onlus

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