Medici di famiglia contro la violenza sulle donne

    Nell’anno passato in Italia si sono registrati 179 femminicidi, il 70% dei quali è avvenuto nel contesto familiare o affettivo della vittima. Tra gli operatori che più hanno accesso a questa sfera privata ci sono i medici di medicina generale: ogni medico di famiglia ha infatti tra le sue assistite almeno 120 donne che hanno subito violenza fisica o sessuale. I camici bianchi del territorio potrebbero quindi rappresentare le prime vere sentinelle dell’integrità delle donne, ma oggi solo 30% delle vittime parla di questi fenomeni con il proprio medico, spesso perché pensano che non rientri nelle sue competenze. Per questo, la Società Italiana di Medicina Generale e delle Cure Primarie (Simg) ha deciso di lanciare un manifesto contro la violenza domestica, che sarà distribuito nelle sale d’aspetto degli ambulatori, in tutti i commissariati di polizia e nelle Procure della Repubblica. Il progetto è stato presentato a Firenze durante il trentunesimo Congresso Nazionale della Simg, e fa parte di “Vìola”, la prima campagna di sensibilizzazione dei medici di medicina generale sulla violenza sulle donne.

    “Gli abusi sono compiuti quasi sempre da uomini che la vittima conosce bene, come il marito o il fidanzato”, spiega Claudio Cricelli, presidente della Simg. “Il manifesto è strutturato come un’agenda settimanale: ogni giorno è descritto un tipo di violenza fisica, psicologica o economica. Chiediamo alle donne di parlare con il medico di famiglia prima che sia troppo tardi. Fino ad oggi la ‘patologia della violenza’ è stata relegata al Pronto Soccorso, alla Medicina d’Urgenza, alla Ginecologia, alla Ortopedia, alla Gastroenterologia, alla Cardiologia, alla Psichiatria e alla Psicologia. La Simg vuole far parte della squadra. Il primo passo è costituito da questo manifesto, che colpisce l’attenzione di tutti: le donne violate, i loro aguzzini e le persone che non vogliono vedere”.

    Nei Paesi industrializzati circa il 30% delle donne ha subito nel corso della vita maltrattamenti fisici o sessuali da un partner o un ex partner. Gli abusi psicologici sono ben più frequenti. “‘Vìola’ è un progetto articolato”, sottolinea Raffaella Michieli, segretario della Simg. “Gli obiettivi? Innanzitutto sensibilizzare i medici di medicina generale perché prendano in considerazione la violenza domestica nelle diagnosi differenziali dei disturbi più comunemente associati al fenomeno, per intercettarne i segnali. Registrare il problema nella cartella informatizzata: ciò permetterà di ottenere i dati di incidenza del fenomeno. Aiutare la donna fornendo le informazioni sulle reti di sostegno locale (numero verde e centri antiviolenza). Sensibilizzare le assistite attraverso l’esposizione nella sala d’aspetto di poster informativi con i riferimenti delle organizzazioni locali preposte all’aiuto. Infine, sensibilizzare tutti gli utenti dello studio per aumentare la percezione del problema”.

    Il progetto “Vìola” rispecchia il nuovo ruolo del medico di famiglia, chiamato a curare non solo il corpo, ma soprattutto la persona. “La nostra professione – aggiunge Cricelli – sta affrontando cambiamenti radicali, paragonabili a quelli avvenuti 30 anni fa quando il cosiddetto ‘medico della mutua’ diventò ‘medico del servizio sanitario nazionale’. Non ci sarà un’organizzazione sanitaria unica, ma a livello locale e regionale tutto il sistema dovrà essere sottoposto a una grande sperimentazione in itinere. Questo congresso segna la svolta, testimoniata anche dal nuovo nome della nostra società scientifica, evocativo di questa rivoluzione. Il nuovo sistema dovrà essere focalizzato sulle malattie croniche e sul cosiddetto ‘Chronic care model’. A differenza della precedente organizzazione, generica e indifferenziata, quella futura sarà molto più specifica, in grado di adattarsi e di rispondere ai bisogni degli anziani, dei non autosufficienti, dei malati cronici, senza dimenticare le acuzie e i giovani. Anche se ciascuna condizione clinica richiede intensità di cura e tempi diversi, ogni paziente deve avere pari dignità, diritti e attenzione”.

    Credits immagine: Etienne Valois/Flickr

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