Se l’orso entra in Borsa

    Pelliccia scura e macchia bianca sul petto, l’orso della luna vive nel continente asiatico: 16.000 esemplari sopravvivono liberi in natura, ma un numero maggiore, 20.000, è in cattività all’interno di “fattorie della bile”. La pratica è ancora diffusa in Cina e Vietnam.

    Gli orsi producono grandi quantità di bile. Questa sembrerebbe possedere proprietà rinvigorenti e afrodisiache, tanto da essere introdotta in prodotti di largo consumo asiatici, come shampoo e infusi. Soprattutto, un filone della medicina tradizionale cinese da millenni ne consiglia l’assunzione per curare febbre e patologie della vista e del fegato.

    A pari del panda, l’orso della luna è un animale a rischio di estinzione ed è inserito nella lista degli animali più vulnerabili dalla CITES, la convenzione che regolamenta il traffico internazionale di specie vegetali e animali. Questo non ne impedisce l’allevamento e il bracconaggio; una volta catturati, gli orsi giungono in fattorie dove sono lasciati in gabbie che non consentono movimento. Ripetutamente soggetti ad estrazione della bile tramite un catetere inserito in una ferita, spesso sviluppano infezioni croniche e cancro al fegato. QUI per un video che racconta le tragiche condizioni degli orsi della luna nelle fattorie.

    Nonostante questo, la richiesta di bile d’orso in Asia rimane molto elevata, tanto da incrementare un vero e proprio “turismo” per visitare le fattorie e attingere direttamente al prodotto. Oltre a quello locale, esiste poi un fiorente mercato – illecito – di esportazione, presumibilmente diretto a cittadini di origine asiatica emigrati in altri paesi.

    Ma quando la Gui Zeng Tang Pharmaceutical – proprietaria di una grande fattoria della bile nel sud est del paese – ha fatto domanda per essere quotata in borsa, si è levata una protesta senza precedenti in Cina. Per la prima volta si registra un movimento per la salvaguardia dei diritti degli animali: in molti intervengono sui media, e in particolare sulla rete, per invitare a porre fine al maltrattamento degli orsi della luna. Un blog di discussione sull’argomento ha registrato 4.000 ingressi al primo giorno. Inoltre, con una petizione indipendente online, sono state raccolte più di 90.000 firme di protesta contro l’industria della bile.

    Il movimento sta ora avendo forte risonanza internazionale. Interpellata dalla stampa britannica, la Gui Zeng Tang Pharmaceutical si limita ad affermare che i metodi usati per l’estrazione della bile sono “poco dolorosi” per gli orsi.

    Tutto questo pone la Cina di fronte a una situazione di svolta, molto delicata. Le autorità stanno valutando se accettare la domanda di ammissione in borsa della casa farmaceutica e la legittimità dell’attività di per sé.

    ANIMALS ASIA: 12 ANNI DALLA PARTE DEGLI ORSI

    Salviamo gli orsi della luna. È questa la campagna simbolo di Animals Asia, la fondazione che si occupa della tutela degli animali asiatici. Fondata nel 1998 da Jill Robinson – una donna britannica trasferitasi in Cina – Animals Asia è l’unica ONG straniera ad aver firmato un accordo con il governo cinese. La sede principale è a Hong Kong, con uffici in diverse parti del mondo. Dal 2009 è presente anche in Italia. Irene de Vitti è la responsabile nazionale

    Dottoressa de Vitti, come si rapporta Animals Asia con le autorità cinesi?

    Il ruolo – delicato – di Animals Asia è quello di dialogo ed interazione con le autorità al fine di interrompere la pratica delle fattorie e liberare gli orsi. In accordo con il governo locale, la fondazione ha costruito e gestisce due aree semi-naturali circoscritte per gli orsi della luna: un santuario a Chengdu (Cina) e uno a Tam Dao (Vietnam). È, infatti, importante garantire la disponibilità a smistare e custodire gli orsi liberati che non possono essere più rilasciati in natura e hanno necessità di essere assistiti da veterinari. In questo senso, Animals Asia opera anche un lavoro di censimento per questi animali in pericolo di estinzione. Infine, per chi lo volesse, esiste la possibilità di adottare un orso per garantirne la cura all’interno dei santuari.

    In che cosa altro consiste la campagna “Salviamo gli orsi della luna”?

    Oltre a interloquire con le autorità locali e a gestire i santuari, ci occupiamo, in generale, di diffondere la coscienza etica per la tutela dell’ambiente e della vita e di informare, soprattutto in ambito locale e con le nuove generazioni, anche rispetto alla pratica di estrazione della bile. Animals Asia pone l’accento non solo sul problema etico legato al contrabbando e maltrattamento degli orsi, ma anche sui possibili problemi per la salute dei cittadini. La bile assunta, infatti, proviene da animali malati, senza alcun controllo sanitario. Molti medici tradizionali, inoltre, sostengono la campagna e affermano che la bile dell’orso non è un ingrediente essenziale per la medicina cinese, proponendo molte alternative. In un paese in cui le tradizioni culturali sono saldamente radicate nella popolazione, l’intervento di questi esperti a favore della nostra campagna è molto importante.

    Qui un breve contributo audio

    LE ALTERNATIVE NEL RISPETTO DELLA TRADIZIONE

    Esistono diverse alternative all’utilizzo della bile d’orso. Per le patologie epatiche si può far ricorso a un rimedio sintetico, l’acido ursodeossicolico (UDCA), efficace e sicuro. Nel rispetto della tradizione, poi, i rimedi naturali sono numerosi e andrebbero valutati caso per caso.

    Wang Shulan oggi vive in Italia e insegna fitoterapia a Villa Giada, l’Istituto di Medicina Tradizionale cinese di Roma. Per 30 anni ha praticato fitoterapia all’Ospedale di Pechino, dove non ha mai visto utilizzare la bile d’orso a scopi terapeutici.

    La medicina tradizionale cinese – dice Wang Shulan – opera sempre nel rispetto della natura. Per i problemi agli occhi si può fare riscorso alla foglia di gelso e al fiore di crisantemo. Per i problemi al fegato come epatite e cirrosi, invece, la medicina tradizionale consiglia un miscuglio di erbe contenenti, tra l’altro, la radice della curcuma e la buccia di un agrume tipico delle zone asiatiche. L’uso di prodotti derivati da animali è giustificato solo in casi gravi e si fa ricorso a specie che non sono a rischio di estinzione.

    Credit immagine: Tambako the Jaguar / Flickr

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