Discettare di matematica mentre Roma brucia

Paolo Budinich è fra i padri fondatori del Centro internazionale di fisica teorica e della Scuola internazionale superiore di studi avanzati di Trieste. Prima di vincere la cattedra di fisica teorica, aveva lavorato in Germania sui raggi cosmici, uno dei campi di ricerca in cui ha dato maggiori contributi. Sommergibilista e osservatore aereo della Marina durante la guerra, fu fatto priogioniero nel corso di un’azione nel Mediterraneo.

Paolo Budinich ha 35 anni quando nel 1952 arrivaa Gottinga per trascorrere un anno come postdoc al Max Plank Institut perla fisica e l’astrofisica diretto da Werner Heisenberg. Il fisico italianoarriva in un paese ancora profondamente sconvolto dallaSeconda guerra mondiale. E per due anni lavora al fianco dei fisici chedella guerra preferiscono non parlare, neanche nelle pause per il tè, checontinua a essere servito senza zucchero. Rimasti in Germania durante il conflitto, gli scienziatiavevano convissuto con il nazismo, accettando di non pronunciare il nomedi Albert Einstein di fronte agli studenti a cui insegnavano la sua fisica.In molti avevano lavorato direttamente per il Reich. Per il progettoatomico sponsorizzato dall’esercito, sin dal settembre del 1939, e dal Consigliodelle ricerche, dopo il 1942. Heisenberg era uno di loro.

A disposizione di Sua Maestà

A Gottinga Heisenberginvece era tornato già nel 1946, dopo aver passato dieci mesi inuna villa della campagna inglese “a disposizione di Sua Maestà’”. Prelevatoin Germania prima della fine del conflitto dalle forze alleate insieme adaltri nove scienziati coinvolti con il progetto tedesco per lo sfruttamento dell’energiaatomica, era stato tenuto prigioniero a Farm Hall, a pochi chilometri da Cambridge, dove i servizi di intelligence britannici avevano registratotutte le conversazioni che a loro giudizio rivestivano una certa importanza. Agli anglo-americani interessavasoprattutto tenere lontani dai francesi e dai russi gli scienziati che avrebberopotuto contribuire ad avviare i programmi nucleari dei due paesi alleati. E comprendere lo stato di avanzamentodel progetto tedesco. Un po’ meno le ragioni che avevano portato Heisenberg a impegnarvisi, un interrogativo che ancora oggi rimane unadelle questioni aperte della storia della scienza.
Il fisico chesolo pochi anni prima aveva formalizzato la meccanica quantistica e introdottoil principio di indeterminazione si era realmente impegnato nello sviluppodel progetto atomico, o invece vi aveva lavorato solo per impedire chealtri, meno responsabili di lui, potessero gestirne lo sviluppo in modoimprudente. In più, con un atteggiamento “passivo e modesto”, come lui stessoscrisse nel 1947, accontentandosi di “dare il proprio contributo su scalalimitata o di salvare il salvabile”, per fare “qualcosa che avrebbe potutorisultare utile in seguito”. Ribaltando lo slogan ufficiale “usare la fisica per la guerra” in “usare la guerra per la fisica”, come spiegò alla fine degli anni sessanta in un’intervista.

Fra il 1952 e il 1953, Paolo Budinich a Gottinga coglie i frutti di quello che Heisenberg aveva più volte dichiarato divoler fare per il futuro della Germania. Anche se il livello non è più quello degli anni venti e trenta, la scuola di fisica tedesca non è statarasa al suolo dal nazismo.
Il fisico italiano lavora insieme a Gert Molieresui raggi cosmici, e riesce a rompere il suo silenzio sugli anni della guerra, quando anche Moliere aveva fatto parte del gruppo di ricerca tedesco dedicatoallo sviluppo di un reattore in cui non fu mai accesa una la reazione acatena. Ed è proprio dalle conversazioni con Moliere che Budinich si convinceche Heisenberg rallentò il progetto atomico a cui aveva partecipato sindall’autunno del 1939.
“Moliere mi ha raccontato che non appena era stato chiamatoda Heisenberg a lavorare a Hechinghen aveva subito precisato di sapere ben poco di fisica nucleare,di non poter contribuire al progetto del reattore in modo significativo. Gli aveva ricordatoche in quel momento lo interessavano i raggi cosmici, gli sciami estesi,un argomento molto lontano dalle applicazioni pratiche. Heisenberg rispose a Moliere che andava benissimo lo stesso, chea Hechinghen vi era un gruppo di persone che continuavano a lavorararesu questi argomenti. Se questo significhi che Heisenberg non volesse andareavanti, che non ci credeva o non gli interessava, sono dubbi che io stessonon ho mai risolto. D’altronde nessuno è in gradodi dirlo con certezza. Quello che però è sicuro è che lui il programmalo rallentava, con il suo interesse per persone che si occupavano di argomentiimportanti solo perché lui li giudicava interessanti. Heisenberg rispettavaprofondamente la ricerca. E sono certo, al di là di ogni possibile dubbio,che Moliere mi abbia detto la verità, che non mi abbia raccontato un episodioteso solo a giustificare la sua stessa partecipazione al programma atomico”.

Pronto a sparare all’uomo dallo sguardo sinistro…

L’immagine di Heisenberg completamente concentrato sulla sua fisica astratta,anche nei momenti più tragici della guerra, così come la evoca Budinich, emerge anche dal racconto di un’altra fonte, assai diversa dalla prima. Morris Berg, l’ufficiale dell’Office of StrategicService americano (il precursore della Cia) inviato in Europa negli ultimianni della guerra per indagare sullo stato di avanzamento del progetto atomico tedesco, era presente a un seminario che Heisenberg era stato invitato a tenerea Zurigo nel dicembre del 1944. Berg era pronto ad alzarsi e a sparare a quell’uomo”dallo sguardo sinistro” al primo accenno sulla bomba del Reich. Ma “mentreascolto non riesco a capire in modo determinatocosa fare con Heisenberg, che discetta di matematica mentre Roma brucia….”.
“Heisenberg non era un fanatico. Io l’ho conosciutomolto bene, anche dal punto di vista umano. Era un liberale, con una verae propria venerazione per la liberta’ della ricerca”. Una venerazione,ci informa Budinich, che arrivava fino a tollerare che nel suo istituto,a Gottinga, si portasse avanti una ricerca poco canonica, come quella acui si dilettava all’inizio degli anni cinquanta Carl Friedrich von Weizsacker, riguardo agli effetti delle stelle sulla vita degli uomini o all’astrologia. Heisenbergaveva accettato ciò che gli accademici di Gottinga censurarono: i consiglidelle facoltà che nella città convivevano con il Max Plank Institut chiesero avon Weizsacker di promettere solennemente di astenersi da tali ricerche. “Questorispetto per la libertà, lo stesso che durante la guerra lo portò a farlavorare Moliere a Hechinghen, lo considero un grande merito di Heisenberg” aggiungeBudinich.

Raggi cosmici e macchine a uranio

L’interesse di Heisenberg per i raggi cosmici risale alla metàdegli anni trenta. Nel 1943 lo scienziato aveva pubblicato Kosmische Strahlung,una raccolta delle lezioni che anche durante la guerraaveva continuato a tenere due volte a settimana al Kaiser Wilhelm Institut di Berlino. Untesto che nel 1953 esce in una seconda edizione, con gli interventi di Molieree Budinich, il risultato del loro lavoro a Gottinga. Un contributo di Moliereperò era già presente anche nella prima edizione del libro. E c’è unaltro elemento che sembra sostenere le parole di Budinich, e confermarela molteplicità degli interessi che Heisenberg continuava a perseguire, malgrado illavoro al progetto atomico.
Nella villa della campagna inglese in cui passaronodieci mesi, i fisici tedeschi tenevano due seminari a settimana. Subitodopo lo scoppio della bomba atomica americana su Hiroshima, i fisici dedicarono tuttii loro sforzi per cercare di comprendere come questo fosse potuto accadere.Utilizzando le scarne e imprecise informazioni raccolte dai giornali chevenivano consegnati regolarmente a Farm Hall, Heisenberg riuscì in pochigiorni di calcoli a ricostruire quello che era stato fatto a Los Alamos.Lo testimoniano le registrazioni che sono state “declassificate” soloquattro anni fa e pubblicate in italia dalla Selene edizioni (1). Ma nelle trecento pagine di trascritti, non vi è più nessunaccenno al contenuto di questi seminari. E dato che la squadra incaricatadai servizi di intelligence di ascoltare quanto veniva pronunciato, ma ancheurlato e pianto, nella villa aveva il compito di selezionare solo quanto poteva risultare di un qualche interesse strategico per gli inglesi, non è azzardato sostenere che nella maggior parte dei seminari che vennerotenuti a Farm Hall furono trattati argomenti astratti e privi di interesseapplicativo, al giudizio dei fisici reclutati per ascoltare, come forsei raggi cosmici. Non certo di uranio e macchine a uranio. Parole cheavrebbero fatto scattare l’interesse degli ufficiali di madre lingua tedesca incaricatidi registrare. Forse anche da questo si può dedurre che l’interesse diHeisenberg e degli altri per l’”uranverein” non era così urgente. Diche cosa avrebbero parlato Enrico Fermi, Robert Oppenheimer e altri ottofisici impegnati nel progetto Manhattan se fossero stati costretti a lasciare LosAlamos, nell’aprile del 1945? Certo non di raggi cosmici, come ci ha testimoniatouno di loro, Maurice Shapiro, che attualmente è direttore scientifico emeritodel Laboratorio per la fisica cosmica al Naval Research Laboratory di Washington.
Ma non tutti condividono questa interpretazione. Primo fra tutti lo storico della scienzaamericano David Cassidy, che a Heisenberg e alla sua fisica ha dedicatoil libro Uncertainty (2). L’impegnodi Heisenberg nel progetto, a partire dal 1939, quando lo scienziato scrisseun rapporto in due parti per il dipartimento munizioni dell’esercito,fu tutt’altro che “passivo”. “Patriottismo, vantaggio, curiosità e sostegnoallo sforzo bellico tedesco contribuirono insieme a produrre lo straordinarioimpegno che Heisenberg investì nella ricerca sulla fissione nucleare neiprimi mesi e anni della guerra”. Ma non solo: “con il rapporto in due parti sulle applicazionidella teoria della fissione nucleare scritto per l’esercito in temposorprendentemente breve  Heisenberg si è impegnato inprima linea non nell’allontanare altri dal progetto, ma nell’afferrare l’opportunitàe l’iniziativa per arrivare allo sviluppo di una macchina in grado di produrreenergia entro la fine della guerra e utile a lui stesso, alla sua professione,e alla Germania, trascurando la possibilità di una bomba la cui realizzazioneveniva localizzata in un futuro indefinito”. Se Heisenberg non volle esporsi insistendosulla possibilità di costruire la bomba prima della fine della guerra,secondo Cassidy fu anche per la posizione di debolezza in cui si trovavadi fronte alle autorità naziste. L’insicurezza provocata dalle indaginiaperte dalle SS sullo scienziato in seguito alle accuse del 1937 di JohannesStark sulla sua fisica “troppo astratta e per questo ebraica”, contribuironoa spingere Heisenberg a impegnarsi nel progetto per un reattore nucleare.Per consolidare la sua posizione con il regime, senza rischiare di deluderloappoggiando l’incerto e dispendioso progetto per la realizzazione dellabomba.
“Heisenberg e i suoi colleghi ricorsero a una tatticache avrebbero dovuto utilizzare spesso nel futuro: lavorare in modo diplomatico,rimanendo fisici applicativi di tutto rispetto. La diplomazia individualerimaneva, come sempre, l’abito che i professori tedeschi indossavano con maggiorfacilità” “Nell’arena pubblica ufficiale, l’elemento morale era stato ancora unavolta sacrificato sull’altare del vantaggio professionale”.

Voci

Sono voci quelle raccolte da Budinich a Gottinga, sono vociquelle registrate dai servizi di intelligence inglese. E, per quanto rigorosa,è un’interpretazione quella di Cassidy. Più uno le ascolta, più sembranoconfermare l’indeterminazione che continua a caratterizzare il problemaradicato nella coscienza di un individuo che già in altre occasionidella sua vita aveva dimostrato una capacità di concentrazione e di lavorostraordinarie.
E come von Weizskacher, che di fronte alla mancata correlazionefra stelle ed eventi della vita degli uomini continua a dirsi convinto diun fenomeno che non può essere rilevato dai metodi statistici, non ci dispiacepensare, contravvenendo all’ortodossia della storia, che la questione siadestinata a rimanere aperta. L’immagine di un uomo intento a discettaredi matematica mentre Roma brucia continua ad essere priva della didascalia che ne spiega leragioni.

Bibliografia

(1)Operazione Epsilon. Gli scienziati della Germania nazista e la bomba atomica, Milano, 1994
(Operation Epsilon. The Farm Hall Transcripts, London, 1993)

(2) Cassidy, D., Uncertainty. The Life and Science of Werner Heisenberg, New York, 1992

(3) Powers, T., La storia segreta dell’atomica tedesca, Milano, 1993

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