La vita grama degli eredi di Sacharov

La scienza russa è in crisi. Da diversi anni, ormai, la ricerca, soprattutto quella che trova applicazione nei settori militare e spaziale, nonrappresenta più una delle priorità dei governi russi. Le cifre presentate nel rapporto di Moreno Vaselli sulla ricerca in Russia, diffusodall’Ambasciata Italiana a Mosca, in questo senso parlano chiaro. Se alla fine degli anni `80 la ricerca assorbiva il 2,5% del Pil, nel 1996 si è scesiaddirittura allo 0,8%! Come se non bastasse, nel 1994 è stato speso appena il 55,3% della quota inizialmente prevista nel bilancio. Il crollo deifinanziamenti ha avuto come conseguenza immediata l’impossibilità di acquistare nuovi strumenti e di tenere costantemente aggiornate lebiblioteche. A proposito di pubblicazioni, i fondi statali ad esse dedicati hanno subito un taglio senza precedenti: dai 41,7 milioni di rubli del quadriennio1986-90 a 1,22 milioni del 1994. In queste condizioni la ricerca ha perso gran parte della sua attrattiva. Negli ultimi anni, sempre più addetti nelsettore scientifico hanno scelto di lavorare per i privati o, nel caso dei soggetti più brillanti, di andare a cercare fortuna all’estero. Dalla fine deglianni `80 ad oggi il loro numero è calato da 3 a 1,2 milioni con una punta di abbandoni del 14% nel 1993. Non più del 6% degli studenti dichiara di aspirare alla professione di ricercatore nelle istituzioni russe nelle quali, per altro, si è verificato unprogressivo invecchiamento della forza lavoro: attualmente solo un addetto su cento è un neoassunto. Sono molti i laureati che scelgonol’impiego nel settore privato piuttosto che seguire un corso di perfezionamento. Questi ultimi, nel 1993, sono stati scelti da un numero di laureatiinferiore del 24,6% rispetto al 1986.La “fuga di cervelli” all’estero, in parte documentata dai numeri appena riportati, è stata causata essenzialmente dal vertiginoso calo del potered’acquisto dei salari i cui ritocchi non hanno potuto nulla contro l’inflazione galoppante. Gli scienziati, fino a qualche tempo fa rappresentantidell’élite del paese, appartengono oggi ad una delle categorie peggio retribuite. Si pensi che la media degli stipendi pagati nel settore dellaricerca è inferiore del 35% rispetto a quella di tutti gli altri. Molti potenziali ricercatori hanno optato, ad esempio, per un impiego nellejoint-venture o nelle imprese private che, nel 1993, garantivano uno stipendio rispettivamente di 2,5 e 1,8 volte superiore a quello pagato in uncentro di ricerca. Le autorità russe hanno tentato di fronteggiare le gravi difficoltà garantendo, nei limiti del possibile, una distribuzione più razionale delle pocherisorse disponibili. Per questo sono stati creati il Fondo Russo per la Ricerca Fondamentale e i Centri di Ricerca Statali della Federazione Russa.L’Rffi sostiene la ricerca fondamentale finanziando nuovi progetti, selezionati rigorosamente per concorso. I ricercatori sono direttamenteresponsabili dei sussidi assegnati e il loro lavoro è sottoposto a verifica annuale. Inoltre i criteri adottati dall’Rffi sono democratici come mai lofurono in passato. Oggi più che mai vale il principio meritocratico: vengono scelti soltanto i progetti migliori. Questo è stato possibilesoprattutto perché oggi non decidono più i funzionari dell’apparato statale bensì la comunità scientifica attraverso l’elezione di un Consiglio diesperti. I Centri di Ricerca Statale (Crs), da parte loro, sono delle istituzioni che ricevono tale status per un periodo di due anni. Anche in questo caso laselezione degli istituti avviene per concorso assumendo come parametri la produzione scientifica precedente, l’organizzazione del lavoro ed ilpotenziale scientifico. In questo modo le autorità russe hanno tentato di isolarne un numero ridotto per continuare a garantire una ricercascientifica di alto livelli. Nel biennio 1994-95 gli istituti “eletti” sono stati 61.Le iniziative descritte sono un primo tentativo di arginare la crisi in cui versa la scienza russa. Tuttavia, le grandi potenzialità di cui questadispone difficilmente le potranno consentire di superare tutte le difficoltà senza il sostegno e l’incoraggiamento dei paesi occidentali. Uno diquesti è l’Italia dove opera il Landau Network Coordination Centre, istituito presso il Centro di Cultura Scientifica “A.Volta” di Como, unastruttura per favorire la cooperazione scientifica tra Italia e Russia. Un programma attuato in collaborazione con la Cariplo Foundation forScientific Research, in particolare, consente a dieci ricercatori o professori russi di trascorrere un periodo di quattro mesi presso le Universitàlombarde e di partecipare a progetti di ricerca o all’attività didattica. Iniziative del genere, favorendo un contatto continuo con le istituzionioccidentali, possono incoraggiare gli scienziati russi a rimanere in patria e qui mettere a frutto le esperienze maturate all’estero. Solo così si potràsperare di preservare un patrimonio scientifico e culturale che non appartiene alla sola Russia, ma all’Europa intera.

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