Rischio estinzione per l’orso delle Alpi

Dopo il celebre L’orso del francese Jean Jaques Annaud, pare che anche Sharon Stone stia scrivendo la sceneggiatura di un film che si intitoleràBears (Orsi). Una tenera love story tra due esemplari di questo magnifico plantigrado. Ma se la bella Sharon può pensare ai tanti orsi bruni delNord America, che con una popolazione ancora piuttosto numerosa non hanno difficoltà a riprodursi, nel nostro paese la realtà dell’orso bruno(Ursus arctos) è ben più drammatica. Esso sopravvive solo nel Parco nazionale d’Abruzzo (circa 100 orsi) e nel Parco dell’Adamello-Brenta, nelTrentino occidentale, dove attualmente sono presenti non più di sei esemplari di orso bruno delle Alpi. Proprio l’orso del Brenta rischia oral’estinzione, anche se nelle ultime settimane sarebbero stati avvistati alcuni cuccioli, i primi dopo ben sei anni. Un buon viatico per il “Pianod’azione per l’orso delle Alpi” lanciato quest’anno dal Wwf Italia. Ma quali sono le necessità per la sopravvivenza di questo animale? Le variefasce di vegetazione offrono all’orso opportunità diverse a seconda delle stagioni. In primavera esso trova sia cibo che protezione nelle forestecon vegetazione molto ricca e fitta. Soprattutto dove non vi sia traccia di presenza umana. D’estate l’orso si sposta invece nei prati vicini allerocce di alta quota, dove trascorre anche il letargo invernale in rifugi inaccessibili. L’orso è un animale prevalentemente notturno. La sua attivitàdiurna è ridottissima e, data la paura che nutre per i contatti con l’uomo, le osservazioni sulla sua presenza si basano soprattutto sulritrovamento di orme e di escrementi. L’uomo avanza e l’orso si ritira. Bastano pochi rifiuti umani (cartacce o scatolette) per allontanarlo, messoin guardia dal suo finissimo olfatto. Ancora più deleterio è l’effetto dei rumori, soprattutto quelli delle motoseghe o delle ruspe. Da anni itentativi per impedire la completa estinzione degli orsi del parco del Brenta incontrano ostacoli di varia natura. Il programma di ripopolazione,mediante immissione di giovani orsi bruni delle Alpi Slovene, è bloccato presso l’ex Ministero dell’agricoltura e foreste anche per il timore delpericolo rabbia, ancora presente in quelle regioni. Le popolazioni locali non sono affatto ostili al progetto, ne è una testimonianza il Museodell’orso di Spormaggiore in Valle di Non (tel. 0461/ 653555). Si spera che gli avvistamenti delle scorse settimane, se confermati, segninoun’inversione di tendenza per gli orsi del Brenta. Forse riprenderanno a riprodursi, magari con orsi arrivati spontaneamente da altre zoned’Europa.

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