L’Europa sottosopra

L’Oceano in un guscio d’Ostrica
Ed.Theoria, Roma 1996, lit. 15.000

Un luogo dove tutto funziona alla rovescia. Così appariva l’Occidente allo sguardo stupito e perplesso degli emissari cinesi inviati in Europa dall’Imperatore in persona fra il 1866 ed il 1876. Era loro incarico annotare minuziosamente gli usi e i costumi di quel popolo che la Cina considerava barbaro, ma che, pochi anni prima, aveva sconfitto le milizie del Celeste Impero nel nome dell’espansionismo commerciale. “L’oceano in un guscio d’ostrica”, a cura di Maria Rita Masci dell’Istituto Orientale di Napoli, raccoglie gli appunti dei viaggiatori orientali giunti in Europa non motivati da curiosità né da interesse personale, ma consapevoli dell’importanza che la loro missione aveva per la Cina. L’Imperatore ed i suoi ministri si erano infatti resi conto che, per potersi difendere dall’Occidente, bisognava innanzitutto conoscerne le leggi, le consuetudini e, soprattutto, le potenti tecnologie che gli conferivano una potenza militare capace di sconfiggere in pochi anni l’esercito di un Impero millenario. Le memorie frammentarie ed approssimative di coloro che si erano spinti in Europa in epoche precedenti non erano sufficienti: occorreva saperne di più. Fedeli al compito loro assegnato, gli emissari del “Figlio del sole” descrivono con estrema precisione ed acume numerosi aspetti del modo di vivere occidentale della fine del secolo scorso, facendo paragoni con i costumi del paese di provenienza per comprenderli meglio. Leggendo i loro resoconti, è facile immaginarli nei lunghi abiti tradizionali, stupiti dalle meraviglie della tecnologia, incuriositi dalle conoscenze scientifiche, e scandalizzati dai costumi dissoluti, che non rispettano, secondo loro, l’ordine universale delle cose. Nello sforzo di capire e di descrivere le incredibili novità che si mostrano ai loro occhi, i rubinetti diventano “bocche di drago”, ed il treno, prodigio della tecnologia occidentale, appare così rapido che il leggendario maestro taoista “Leizi, che viaggiava volando nell’aria, forse non eguagliava la sua velocita’” (pag. 132). Profonda meraviglia destava la macchina fotografica, con cui “si può ottenere un ritratto somigliantissimo!”, la mongolfiera “nave del cielo”, il telegrafo e l’ascensore: “una stanzetta che può contenere sei o sette persone e che tramite un sistema di ruote può salire fino al tetto” (pag. 28). Anche le conoscenze scientifiche che si andavano affermando nell’Europa di quegli anni diventano motivo di riflessione. Viene intuita l’importanza dell’elettricita’ “fuoco senza forma che si trasmette nell’aria” (pag. 153), incuriosiscono la paleontologia e la microbiologia, viene riconosciuta la valenza culturale dei musei. Con una lucidità gli osservatori cinesi riflettono sul progresso tecnologico, riconducendolo all’avanzamento della conoscenza scientifica.Ma se scienza e tecnica provocavano l’ammirazione degli inviati del Celeste Impero, i costumi dell’Europa della seconda metà dell’Ottocento risvegliavano in loro sentimenti ben diversi. In visita ufficiale, le delegazioni cinesi venivano invitate a balli e ricevimenti, avendo così l’occasione di entrare in contatto con la nobiltà e con l’alta borghesia ottocentesca. Ai loro occhi, i rapporti familiari, la mancanza del culto degli antenati e lo scarso rispetto nei confronti dei genitori risultavano incomprensibili. Ma era la posizione della donna all’interno della società a suscitare i maggiori interrogativi. Increduli, gli emissari cinesi incontravano donne che viaggiavano da sole, partecipavano alle riunioni al fianco del consorte, vestivano con abiti sgargianti che lasciavano scoperti il petto e le spalle. Il ruolo delle donne, forse più di ogni altra cosa, diventava il simbolo della distanza culturale fra i due popoli. Una distanza che si ripropone in questo libro pagina dopo pagina, e che fa sorridere e riflettere.

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