Un’aspirina per difendere i neuroni

Oltre a far passare il raffreddore, riduce il rischio di infarto e protegge dal cancro del colon. Ora alla lunga serie dei benefici effetti dell’aspirina se ne aggiungerebbe un altro: la neuroprotezione. L’acido acetilsalicilico (Asa) – è questo il nome scientifico del prodotto – ha dimostrato, infatti, di proteggere le cellule del sistema nervoso dalla degenerazione e dalla morte provocata da stati di soffrenza neuronale (ictus, morbo di Parkinson, patologie ereditarie di varia natura, ecc.). Lo affermano i ricercatori del dipartimento di Farmacologia dell’Università di Brescia, che sull’attività neuroprotettiva dell’aspirina hanno condotto una ricerca (Science, 22 novembre). “Per il nostro lavoro abbiamo utilizzato colture di neuroni di ratto – dice Pier Franco Spano, coordinatore dell’équipe di scienziati italiani autori della scoperta – perché rappresentano un modello affidabile e particolarmente adatto a studiare le situazioni di sofferenza neuronale”. Quando è in atto un danno del sistema nervoso si osserva nell’uomo una produzione spontanea e abnorme di glutammato, il neurotrasmettitore naturale più abbondante del nostro cervello. Questa sostanza, però, in determinate condizioni, rappresenta un potente tossico che contribuisce al processo di degenerazione e morte delle cellule nervose. I ricercatori italiani hanno visto che l’Asa e il suo metabolita, il salicilato di sodio, sono in grado di proteggere i neuroni dai danni provocati dal glutammato. “Oltre all’aspirina abbiamo testato altri salicilati, suoi parenti stretti, e abbiamo visto che l’acido acetilsalicilico è tra tutti il neuroprotettivo più efficace”, afferma Spano. L’aspirina interagisce con le Nfkb/Rel, le proteine presenti in certe aree del cervello coinvolte nel meccanismo di degenerazione cellulare mediato dal glutammato. L’interferenza dell’Asa con questi fattori bloccherebbe l’azione del neurotrasmettitore. “La nostra speranza – sostiene l’autore della ricerca – è di ottenere un derivato dell’acido acetilsalicilico migliore e più maneggevole di quello oggi disponibile, capace di arrivare direttamente al cervello, evitando così di danneggiare altri sistemi, quale per esempio quello gastrointestinale. Una “aspirina cerebrale”, per così dire, da somministrare a scopo preventivo a quei pazienti che, per familiarità o per ragioni ambientali, sono a rischio di patologie a carico del cervello, oppure da utilizzare come terapia precoce per limitare i danni di un processo patogenetico già in atto”.

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