Regole comuni per i bimbi in provetta

A Strasburgo è stato compiuto l’ultimo passo verso l’emanazione del regolamento del Consiglio d’Europa in materia di bioetica: gli esperti provenienti dai 33 paesi aderenti hanno consegnato i risultati degli studi svolti proprio in vista di questo appuntamento.

Le conclusioni dovranno confluire in un protocollo, centrato, in particolare, sulla fecondazione aritificiale e il suo prodotto, l’embrione umano. Il protocollo è in via di elaborazione al Consiglio d’Europa, che deve integrare la Convenzione sui diritti umani e la Biomedicina varata il 20 novembre scorso. La Convenzione dovrebbe essere sottoscritta anche dall’Italia, unico esempio in Europa dove non esistano leggi a riguardo. Il tutto dovrebbe avvenire entro pochi anni, a meno che il Parlamento italiano non legiferi “in proprio” prima di questa data.

L’incontro di Strasburgo ha portato alla luce una serie di rischi ed effetti della fecondazione artificiale, a tutt’oggi in gran parte sconosciuti, sulla salute psico-fisica della coppia e del nascituro e sul piano giuridico. Non a caso, per la procrerazione assistita e l’embrione è stata prevista “una specifica appendice alla Convenzione, che andrà oltre l’enunciazione di principi etici generali”, ha spiegato l’ex ministro italiano per gli Affari Sociali Adriano Bompiani.

“Bisogna misurare con maggior precisione i rischi genetici di quello che stiamo facendo”, ha concluso Andr van Steirteghem, responsabile del centro universitario di Bruxelles dove, ricorda egli stesso, è stata eseguita la prima Icsi (la tecnica che preleva dal seme di un uomo poco fertile un proto-spermatozoo e lo spara nell’ovulo) e grazie alla quale sono nati 1500 bambini. “Questi neonati non hanno malformazioni evidenti” ha detto van Steirteghem, “ma le analisi dei cromosomi rivelano un numero di anomalie triplicate: dobbiamo scoprire gli effetti di queste anomalie”.

Da non sottovalutare sono anche gli aspetti psicologici. “Le coppie divenute genitori con la fecondazione artificiale” ha riferito Susan Golombok, del centro di ricerca sulla famiglia dell’Università di Londra “così come quelle che hanno ottenuto un’adozione, mostrano un’attenzione maggiore verso i figli e sopportano meglio, rispetto ai genitori naturali, le nuove incombenze. Tuttavia, non conosciamo ancora gli effetti di due fenomeni: il segreto che circonda il bambino sul suo concepimento e il trauma lasciato sulla coppia dall’esperienza “provetta”. Pochissimi genitori, infatti, hanno il coraggio di confessare ad altri il concepimento artificiale. E l’esperienza clinica insegna che il bambino può intuire la presenza in famiglia di un segreto. E questo può diminuire la fiducia nei genitori”.

Il secondo fenomeno, l’angoscia che l’esperienza della “provetta” lascia nei genitori, è indipendente da chi, all’interno della coppia, era risultato sterile: il ricorso alla tecnica, ma anche la scoperta dell’incapacità a procreare, lasciano un segno permanente negli equilibri emotivi individuali e familiari.

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