Cratere di Chicxulub, tracce del meteorite che uccise i dinosauri

Tra tutti i casi di omicidio che sono rimasti avvolti nel mistero, ce n’è uno che appassiona da anni e anni i paleontologi di tutto il mondo. Chi uccise i dinosauri? Ovvero, cosa ne ha causato l’estinzione? E la lista dei sospettati è stata sempre fin troppo lunga: le ipotesi più fantasiose, bizzarre e spesso in contraddizione tra loro sono state avanzate per spiegare la loro scomparsa, circa 65 milioni di anni fa. Nonostante tutto, però, per nessuno dei potenziali colpevoli erano mai state trovate prove decisive. Oggi invece un gruppo di oceanografi americani guidati da Richard Norris ha annunciato di avere in mano prove sufficienti per incriminare uno dei sospetti: un meteorite piovuto dal cielo proprio nel periodo in cui sarebbe avvenuta “la grande moria” dei dinosauri. Nel cratere di Chicxulub.

Tracce di un meteorite nel mare della Florida

Per cinque settimane, Norris e i suoi colleghi a bordo della nave trivella Joides Resolution, hanno cercato tracce dell’impatto a largo delle coste della Florida, raccogliendo campioni dal fondale oceanico a circa duemila e cinquecento metri di profondità. “Tre campioni, in particolare, contengono tracce inequivocabili dell’accaduto”, ha spiegato Norris. Sono frammenti dell’asteroide stesso: “E’ la prima volta che dai fondali emergono prove così evidenti a carico dell’ipotesi del meteorite”.

E dunque: un enorme corpo celeste, largo almeno dieci chilometri, sarebbe entrato in collisione con la Terra, sviluppando una potenza mille volte più grande di quella di tutte le armi nucleari presenti oggi sul pianeta. Il calore dell’impatto sarebbe stato così intenso da ridurre in polvere il meteorite. Parte dei frammenti sarebbe stata scaraventata nel cielo, raggiungendo probabilmente anche gli strati più alti dell’atmosfera. Le minuscole particelle di polvere sarebbero poi ricadute sul pianeta, ricoprendolo interamente. L’impatto avrebbe provocato esplosioni, maremoti, e un forte aumento della temperatura. Un’enorme massa di fuliggine sollevata avrebbe oscurato il sole, provocando la morte di tutte le piante e di moltissime specie animali. Solo le creature che vivevano sottoterra o nel fondo degli oceani riuscirono a sopravvivere. E dunque, non certo i dinosauri.

Il cratere di Chicxulub

I sostenitori dell’ipotesi del meteorite ritengono che l’impatto sia avvenuto al largo della penisola messicana dello Yucatàn, nel luogo in cui oggi si trova il gigantesco cratere di Chicxulub. L’urto – dicono i ricercatori – deve aver provocato l’innalzarsi di enormi onde marine che sono partite a raggiera dallo Yucatàn. Tuttavia, le onde che si sono dirette a nord-est hanno trovato nella penisola della Florida un frangiflutti naturale, così che al di là della Florida si è creato un ambiente ideale per la conservazione delle prove: mare relativamente calmo, e una preziosa vicinanza al luogo dell’esplosione (appena 1600 chilometri). In quelle acque tranquille, i detriti e le polveri dell’esplosione si sono potute depositare sul fondo dell’oceano con regolarità e senza alterazioni. Si è creata una vera e propria storia fotografica degli eventi. Secondo Robert Corell, direttore del dipartimento di geoscienze della National Science Foundation, i campioni raccolti rappresentano per la scomparsa dei dinosauri quel che la scatola nera di un Boeing rappresenta per un incidente aereo: “C’è tutto là dentro, tutto è registrato in quel gruppo di campioni”.

I dati

Ma cosa ci dicono davvero i campioni? Se si osserva la successione degli strati, ci si accorge che lo strato più antico è grigio e argilloso, e contiene tracce delle specie che popolavano l’oceano prima del cataclisma. Poi c’è uno strato abbastanza spesso (25 centimetri) di colore verde brillante, formato dai detriti di materia trasportata fin lì dalla forza dell’esplosione e dolcemente depositatasi in fondo all’oceano. Segue uno strato sottile (3 millimetri), color ruggine: i resti del meteorite, ricchi di ferro e di iridio. E, subito dopo, c’è un altro strato argilloso che dà il quadro della vita nell’oceano in seguito all’esplosione, e dove il numero di specie viventi è molto inferiore rispetto al periodo precedente la collisione. Ciò significa che gli effetti dell’impatto col meteorite sulla vita terrestre furono enormi, e che l’estinzione del 75% delle specie esistenti sulla Terra avvenuta 65 milioni di anni fa è dovuta anche al meteorite e agli sconvolgimenti che ne seguirono.

La linea dell’Iridio

“La scoperta degli strati non è una novità”, spiega Maria Luisa Bozzi, biologa, divulgatrice scientifica ed esperta di dinosauri, “perché già negli anni ‘70 Alvarez, il principale sostenitore dell’ipotesi del meteorite, aveva trovato a Gubbio uno strato antico con un alto numero di specie viventi, uno strato intermedio ricco di iridio e quindi probabilmente formato dai resti di un meteorite, e uno strato più recente in cui molte specie erano scomparse. Ma mentre i dati di Gubbio andavano d’accordo anche con altre ipotesi, per esempio con quella vulcanica, questi della Florida sembrano dire una cosa con chiarezza: il cratere di Chicxulub è il luogo della collisione con un meteorite. “Certo – continua la biologa – affermare che sia solo il corpo celeste l’unico responsabile dell’estinzione dei dinosauri è un altro discorso. E’ chiaro che un meteorite così grande deve avere avuto effetti a livello planetario. Ma io sono incline a pensare che il processo di estinzione dei dinosauri fosse iniziato molto tempo prima, e che il meteorite abbia solo dato il colpo di grazia”.

Un meteorite non basta

I dinosauri erano animali molto adattati al loro ambiente, e abituati a vivere in una grande stabilità climatica. Ma già 180 milioni di anni fa, quando l’unità dell’unico grande continente della Pangea venne sconvolta dall’apertura dell’Oceano Atlantico, il clima cambiò drasticamente. La formazione di un oceano provoca mutamenti enormi anche nei mari bassi e continentali, e di conseguenza tutte le terre in cui vivevano i dinosauri subirono grandi trasformazioni. L’estinzione iniziò in quel momento, e fu un processo lento, che non avvenne in 1000 anni come si sente dire. Alcune specie scomparvero rapidamente, è vero, ma altre no. “Perciò – conclude Maria Luisa Bozzi – io penso al meteorite come al fattore che avrebbe causato l’estinzione degli ultimi dinosauri, e non dei dinosauri in genere. Tra l’altro, il meteorite potrebbe aver innescato eruzioni vulcaniche a catena, così che ci sarebbero vari colpevoli, e non uno solo”.

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