Nucleare, le mezze verità di Tokaimura

Digitando un indirizzo web molti cittadini giapponesi avranno tirato un sospiro di sollievo. Dopo giorni di incertezza hanno potuto sapere, consultando le pagine del Power Reactor and Nuclear Fuel Development Corporation (Pnc), la società di Stato per l’energia giapponese, cosa era accaduto realmente nell’impianto di riprocessamento delle scorie radioattive di Tokaimura, circa 70 miglia a nord di Tokio.

L’11 marzo scorso un incidente nucleare aveva messo in allarme il Giappone. Alle dieci del mattino un incendio si era sviluppato nell’impianto Dopo dieci ore una seconda esplosione aveva causato la rottura di alcune finestre dello stesso edificio. Entrambi gli incidenti si sono verificati nella sezione in cui i rifiuti nucleari vengono trattati con asfalto o bitume.

I due incendi non hanno causato vittime tra i dipendenti ma hanno provocato il rilascio di radioattività nell’ambiente circostante. Tuttavia non è stato subito chiaro quale fosse la reale entità della fuga di materiale radioattivo. Anche perché la Pnc, la società di Stato che gestisce l’impianto, non ha brillato per tempestività e precisione nelle comunicazioni.

I responsabili hanno atteso mezz’ora dopo lo spegnimento dell’incendio prima di rendere noto l’incidente alle autorità. Poi hanno affermato che 10 dipendenti avevano inalato sostanze radioattive e che, a causa del secondo incendio, una quantità di radioattività trascurabile era stata dispersa nell’ambiente. Al passare delle ore, però, è cresciuto sia il numero di dipendenti contaminati, sia il livello di radioattività misurata all’esterno dell’impianto.

Secondo il Japanese Atomic Industrial Forum (Jaif) il fuoco si è sviluppato in un fusto contenente bitume. Questo primo incendio è stato domato in quindici minuti, ma nel frattempo il sistema di ventilazione si è bloccato, generando un aumento del livello di radioattività nei locali. L’esplosione avvenuta otto ore dopo ha provocato la fuoriuscita nell’ambiente di iodio-129. Il giorno successivo, la Pnc ha comunicato i risultati delle misurazioni nei dintorni dell’impianto di Tokaimura. Niente di preoccupante: lo iodio-129 rinvenuto nei campi risultava meno del 40% della quantità ammessa dalle norme internazionali.

Ma una settimana dopo l’incidente, il 17 marzo, gli esperti del Pnc ci hanno ripensato e hanno fatto capire che probabilmente l’emissione è stata del terzo livello della scala Ines (il livello sette è quello che caratterizzò il disastro di Cernobyl). L’errore di valutazione è stato attribuito a un conteggio errato della radioattività. Una volta apportate le dovute correzioni, è risultato che la contaminazione è stata 10 o 20 volte maggiore di quanto ritenuto inizialmente.

Insieme alla radioattività, è cresciuto anche il numero di dipendenti contaminati. Dai 10 del primo comunicato ufficiale si è passati ai 37 denunciati il 17 marzo. Il portavoce della Pnc ha comunque voluto sottolineare che la quantità di isotopi radioattivi inalati è 2000 volte più piccola dei limiti consentiti. Come dire: effetti trascurabili per la salute.

Ancora una volta un incidente nucleare, per fortuna di entità modesta, è stato comunicato in ritardo, con informazioni fornite a singhiozzo e non sempre in modo preciso. Certamente l’eccessiva cautela dei responsabili ha a che vedere con la sensibilità dell’opinione pubblica per il nucleare. Addomesticare, almeno temporaneamente, qualche cifra può servire a non creare il panico. Ma a lungo andare la cautela (o la reticenza) possono risultare più dirompenti della verità. Per questo forse la Pnc ha deciso di rendere pubblico su Internet un rapporto di quasi 40 pagine pieno di informazioni sull’incidente di Tokaimura. Si va dalla cronologia, minuto per minuto, alle tabelle relative al personale contaminato, alle mappe della zona interessata dalla fuga radioattiva.

L’incidente di Tokaimura, anche se caratterizzato da un basso livello di contaminazione, ha ugualmente riacceso il dibattito sul nucleare in Giappone. Lo stesso primo ministro Ryutaro Hashimo ha previsto che le conseguenze sociali dell’evento saranno notevoli e un rappresentante dell’apparato nucleare giapponese ha precisato che se l’impianto di Tokaimura rimarrà chiuso a lungo sarà per motivi politici, non certo tecnici.

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